Un mega cervellone in grado di tracciare ogni singolo componente delle autovetture che vengono demolite. Un modo per assicurare trasparenza, evitare i circuiti illegali e certificare l’effettiva trasformazione dei rifiuti in risorse, con vantaggi per i cittadini, l’ambiente e le stesse aziende della filiera dell’automotive. È Percorso Cobat, il nuovo software certificato Certiquality che permette a case automobilistiche e autodemolitori di garantire trasparenza, tracciabilità e sicurezza del dato nella gestione dei veicoli a fine vita.
La soluzione tecnologica targata Cobat è stata presentata oggi a Roma, presso the Hub – Lventure Group, luogo simbolo dell’innovazione all’interno della Stazione Termini, e in streaming, alla presenza di: Martina Nardi, presidente della Commissione Attività Produttive presso la Camera dei Deputati; Tommaso Foti, membro della Commissione Ambiente della Camera; Stefano Ciafani, presidente di Legambiente; Cosimo Franco, direttore generale di Certiquality e dei rappresentanti delle associazioni di produttori – Luca De Vita, area relazioni istituzionali di Anfia e Antonio Cernicchiaro, vice direttore generale di Unraee, nonché di quelli di associazioni di autodemolitori come Car e Ada, con i rispettivi presidenti Alfonso Gifuni e Anselmo Calò.
L’obiettivo di Percorso Cobat è rivoluzionare il concetto di autodemolizione, trasformandolo in una vera e propria economia circolare dell’automotive. Un’industria che in Italia già esiste e che può fare grandi passi in avanti e diventare un pilastro della circular economy del Paese, grazie anche allo stimolo delle nuove direttive europee. Il 27 settembre 2020, con il decreto Legislativo 119, è stata infatti recepita la Direttiva Europea 2018/849 sulla gestione dei veicoli fuori uso e dei rifiuti come parti di auto, batterie, componenti elettronici.
Tra gli obiettivi della direttiva, c’è l’implementazione del concetto di Responsabilità estesa del produttore, vale a dire la sempre maggiore importanza delle case automobilistiche nella gestione dei veicoli fuori uso, quelli che appunto devono essere avviati a riciclo. L’Europa punta anche a incentivare il riutilizzo di parti di veicoli fuori uso come ricambi; rafforzare i sistemi di tracciabilità e di contabilità dei veicoli; incentivare il riciclo dei rifiuti da impianti di frantumazione dotati delle migliori tecniche disponibili, finalizzando lo smaltimento o il recupero energetico ai soli rifiuti non riciclabili.
L’idea di Percorso Cobat nasce 3 anni fa, in concomitanza con i primi passi della direttiva europea. Dal confronto con le associazioni degli autodemolitori e con le case automobilistiche, emerge la necessità di una piattaforma che garantisca trasparenza e tracciabilità nella gestione del fine vita dei veicoli. La soluzione viene messa a punto da Cobat, società che da oltre 30 anni si occupa di economia circolare delle autovetture in tutte le loro componenti, prima con le batterie al piombo, oggi anche con gli pneumatici e le nuove batterie al litio. La sfida era trovare un sistema universale in grado di dialogare con la maggior parte dei software già utilizzati dagli autodemolitori.
“Un sistema aperto a tutti, offerto liberamente ad autodemolitori e case automobilistiche – spiega Giancarlo Morandi, presidente di Cobat – Attraverso un uso efficiente dei dati, è infatti possibile ridurre l’impatto sull’ambiente, generare un risparmio di energia e assicurare agli automobilisti un alto livello del servizio. È la creazione del valore condiviso, alla base della mission di Cobat in quanto Società Benefit. Un vantaggio per le aziende, un vantaggio per la società, un vantaggio per l’ambiente”.
Percorso Cobat oggi permette alle case automobilistiche di avere accesso ai dati relativi ai veicoli che vengono demoliti e agli autodemolitori di inserire i dati e i componenti di ogni veicolo in ingresso. La piattaforma certificata consente di consultare report, statistiche e schede automezzi, nonché di avere accesso immediato al magazzino, sia del singolo automezzo che all’intera lista ricambi.
Il software Percorso Cobat è certificato da Certiquality, uno dei principali organismi specializzati nella Certificazione dei Sistemi di gestione aziendale per la qualità, l’ambiente e la sicurezza, nonché per la Sicurezza delle Informazioni. Inoltre, gli impianti di autodemolizione, per aderire alla piattaforma, vengono certificati da un triplo audit: in back office, sui dati dichiarati da tutti gli iscritti alla piattaforma; periodicamente, tramite un monitoraggio di tutta la documentazione e sul campo, con un’ulteriore verifica dei requisiti.
“Siamo molto lieti della lunga collaborazione tra Certiquality e Cobat – ha detto Cosimo Franco, direttore generale di Certiquality – e dell’importanza che Cobat ha sempre riconosciuto al sistema delle certificazioni quale strumento per valorizzare il proprio impegno per la qualità e la sostenibilità. Insieme alle certificazioni ambientali secondo lo standard internazionale Iso 14001 ed il Regolamento europeo Emas, Certiquality ha certificato il sistema di gestione della sicurezza dei dati e delle informazioni di Cobat secondo lo standard Iso 27001. Business continuity, sicurezza informatica e sostenibilità, insieme a Industria 4.0, sono temi di assoluta attualità, anche alla luce del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che indirizza gli investimenti in queste direzioni. Il ruolo di Cqy come organismo di certificazione indipendentemente -ha aggiunto Cosimo Franco – sarà una ulteriore garanzia per tutti gli stakeholder di trasparenza e qualità del dato della piattaforma”.
Come ricorda l’Ispra nel suo recente rapporto sui Rifiuti Speciali, i veicoli a fine vita sono una categoria importante di rifiuti, soggetta a monitoraggio da parte dell’Unione Europea. Una tipologia in continua crescita e che nel 2019 superava il milione e mezzo di tonnellate di rifiuti prodotti. Ed è proprio in questo settore che il nostro Paese è al di sotto di quanto richiesto dall’Europa in termini di recupero totale del veicolo (84,2% a fronte di un target UE del 95%).
“Il rafforzamento dell’economia circolare nel nostro Paese passa attraverso una filiera industriale sempre più innovativa che non può fare a meno di un sistema di controlli e di tracciabilità che responsabilizzi tutti gli attori in gioco- dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente- Su questo fronte aiuta molto l’esperienza acquisita in passato dal Cobat che ha giocato e continua a giocare un ruolo fondamentale nella gestione corretta dei rifiuti, anche pericolosi. Questi è un settore che è ancora oggi minacciato da alcuni operatori senza scrupoli, come descriviamo ogni anno nel nostro Rapporto Ecomafia. Soluzioni come quelle presentate oggi aiutano a combattere fenomeni come questi che causano problemi all’ambiente, alla salute delle persone e alle aziende serie che subiscono una spietata concorrenza sleale”.