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Combinare le tecnologie del riciclo meccanico e del riciclo chimico della plastica per produrre materie prime di valore in un’ottica di decarbonizzazione. Dall’Upcycling, al Waste to Chemicals, alle ‘isole del riciclo’, ovvero i Distretti Circolari, NextChem, la società del Gruppo Maire Tecnimont per la transizione energetica, propone una gamma di soluzioni per recuperare le frazioni ‘nobili’ dei rifiuti plastici e le frazioni meno nobili, attraverso processi che abbattono le emissioni di CO2.
Ma cosa si intende per riciclo meccanico e per riciclo chimico? “Il riciclo meccanico – spiega all’Adnkronos Valerio Coppini, VP Business Development – è un riciclo semplice dal punto di vista impiantistico ma molto complicato in termini di know how necessario per ottenere un prodotto che sia di valore. Il riciclo meccanico consiste in 3 step: la selezione delle plastiche, il loro condizionamento, cioè eliminare i contaminanti e quindi separarle per colore, ed infine l’upcycling vero e proprio e cioè la trasformazione delle plastiche condizionate in prodotti ad elevata performace. Proprio l’ultimo passaggio è il più nobile, quello dove la conoscenza del polimero permette di fare la differenza nelle prestazioni delle plastiche riciclate quando vengono utilizzate al posto di quelle che provengono dal petrolio per produrre nuovi prodotti”.
“Noi abbiamo un processo di Upcycling che consente un miglioramento, attraverso il riciclo, delle caratteristiche delle plastiche riciclate. Al termine di questo processo otteniamo prodotti che entrano sul mercato in sostituzione dei materiali ‘vergini’ derivati dal petrolio. Così consentiamo il risparmio di grandi quantitativi di CO2 che altrimenti sarebbero emessi nell’atmosfera”, aggiunge.
Quanto al riciclo chimico “Noi lo intendiamo un modo per partire dalle plastiche non recuperabili, la plastica ‘povera’: con la nostra tecnologia ricombiniamo carbonio e idrogeno contenuti all’interno di queste plastiche, ne facciamo un gas di sintesi che è un mattoncino di tutta la chimica e con cui si possono produrre molti prodotti chimici e carburanti, come idrogeno, metanolo e etanolo”, aggiunge Giacomo Rispoli, ad MyRechemical, nuova società interamente controllata dedicata alla valorizzazione chimica delle plastiche non riciclabili e ai processi ‘Waste to Chemical’.
Il riciclo chimico è un processo termico, diverso però dalla combustione, precisano. “E’ un processo dove non si producono emissioni di inquinanti; l’elevata temperatura ci permette solo di ricombinare bene carbonio e idrogeno e la CO2 emessa è bassa e più che compensata da quella risparmiata evitando l’incenerimento dei rifiuti che vengono invece recuperati”, aggiunge Rispoli.
In questa visione, riciclo meccanico e chimico offrono soluzioni a diversi problemi. Spiega Coppini: “Riciclo chimico e riciclo meccanico sono due tipologie di processo che intervengono sinergicamente sui rifiuti plastici, il riciclo meccanico è caratterizzato da costi operativi bassi ma necessita di un rifiuto plastico più nobile e non può soddisfare da solo tutto il volume dei rifiuti plastici generati. Il riciclo chimico è invece adatto a riciclare quei rifiuti plastici che non sono riciclabili attraverso un processo meccanico”.
Queste tecnologie sono tutte già collaudate e disponibili. “Noi siamo provider di tecnologie e soluzioni ingegneristiche ma siamo anche riciclatori. Siamo già player importanti nel campo del riciclo della plastica con uno dei più grossi impianti al mondo di riciclo della plastica”, conclude Coppini.
NextChem ha infatti sviluppato un modello di Distretto Circolare che integra in modo simbiotico queste due tecnologie. La collocazione ideale del Modello di Distretto è nei siti browfield già esistenti, quali per esempio le raffinerie, che possiedono già facilities e servizi utili a questo genere di attività industriali e che possono essere così riconvertiti in chiave green con tecnologie di chimica verde, evitando consumo di suolo. Il principio si sposa anche con l’obiettivo di decarbonizzazione del settore siderurgico, che potrebbe avvalersi del gas di sintesi ottenuto dalla conversione dei rifiuti per alimentare il processo di Riduzione Diretta (Dri) come anche il processo in altoforno, in sostituzione di gas naturale, in un caso, o di polverino di carbone nell’altro.
Il Modello, oltre che contribuire alla decarbonizzazione producendo prodotti ‘circolari’, polimeri riciclati, prodotti chimici e carburanti, a bassa intensità carbonica, e all’economia circolare, riciclando e recuperando rifiuti sottraendoli allo smaltimento, è un progetto con elevati benefici potenziali per il nostro Paese, per dare una forte spinta verso la transizione energetica ed ecologica, valorizzare l’economia di territori economicamente depressi, creare indotto e nuove filiere downstream, creare nuove competenze e nuova occupazione, anche giovanile.