Neutralità carbonica entro metà secolo, una roadmap per l’Italia

Una roadmap climatica per l’Italia per raggiungere la neutralità carbonica entro la metà del secolo e fornire indicazioni di indirizzo per i finanziamenti del Recovery Plan nazionale, che secondo Ursula Von der Leyen dovranno essere dedicati, almeno per il 37%, a misure per il clima. La roadmap, proposta da Italy for Climate e presentata oggi in occasione della Conferenza Nazionale sul clima, prevede una riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990, a fronte del taglio del 19% registrato al 2019.  

Per fare questo, in appena un decennio sarà necessario raddoppiare la produzione di fonti rinnovabili, portandole nel settore elettrico al 67% della produzione nazionale e facendole crescere in modo significativo anche nella generazione di calore e nei trasporti: complessivamente queste dovranno arrivare a soddisfare dal 18% attuale a circa il 40% del fabbisogno energetico nazionale. Ma questo da solo non basterà.  

Sarà necessario un miglioramento senza precedenti della efficienza energetica, conseguendo al 2030 una riduzione dei consumi energetici del 43% rispetto allo scenario tendenziale di riferimento. Ma anche questo non sarà sufficiente, se non si metteranno in campo azioni per tagliare del 25/30% anche le ‘emissioni non energetiche’, non derivanti cioè dall’utilizzo energetico dei combustibili fossili, prodotte dai processi industriali, dall’agricoltura e dalla gestione dei rifiuti. 

Per il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, “la roadmap climatica per l’Italia è un percorso da costruire insieme, e a mio parere abbiamo già ben iniziato riunendo gli Stati generali e definendo con l’Ue il modo di intervenire rispetto al recovery plan: c’è un percorso, una negoziazione aperta dove l’elemento principale è il green. Da una parte – continua Costa – abbiamo cittadini che hanno una sensibilità forte e dall’altra già un terzo delle nostre aziende produttive rivolte al green e almeno un altro terzo che si vuole aggiungere. Dobbiamo quindi aiutare queste aziende in questo momento di transizione perché attraverso il recovery plan possano essere aiutate nella trasformazione della propria funzione produttiva e poi camminare con le loro gambe. Nello stesso tempo dobbiamo aiutare i cittadini. Questi i due pilastri fondamentali”.  

“La pubblica amministrazione ha il dovere, da una parte, di fare le norme, cosa che stiamo facendo e anzi abbiamo un indice di accelerazione del ministero dell’Ambiente che è più del doppio rispetto a tre anni fa e andremo ancora più veloci. Dall’altra parte abbiamo il dovere di affiancare la Pa in sede locale per costruire una sorta di capacity building e camminare insieme. Questo l’impegno che io assumo, la funzione e il ruolo che voglio svolgere e che credo stiamo già svolgendo come governo”, conclude Costa.  

Per Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, “siamo di fronte a un passaggio epocale. Se non sapremo tradurre in pratica l’indicazione europea di destinare al clima una quota rilevante dei finanziamenti per la ripresa dalla più grande crisi economica dal dopoguerra, il rimbalzo delle emissioni dopo il crollo del 2020 ci allontanerà di nuovo dai nostri obiettivi. Ma soprattutto sprecheremo una opportunità unica per fare dell’Italia un Paese avanzato ed estremamente competitivo sul principale terreno su cui si giocherà il futuro dell’economia globale, quello della green economy”. 

Per raggiungere i risultati auspicati dalla roadmap, I4C individua in primo luogo sei tipologie di interventi trasversali: introduzione di un sistema di carbon pricing; passaggio da un modello lineare a uno circolare e rigenerativo; forte accelerazione nella ricerca e sviluppo e nella diffusione di soluzioni innovative; semplificazione e razionalizzazione delle procedure e degli iter autorizzativi; promozione della cultura della transizione. 

Industria, trasporti, residenziale, terziario, agricoltura, rifiuti e generazione elettrica i settori su cui orientare gli interventi per ridurre le emissioni. 

L’industria è il primo settore per emissioni in Italia (da solo genera un terzo del totale). La strategia climatica dell’industria prevede un taglio del 46% delle attuali emissioni, da raggiungere contestualmente ad una crescita della produzione industriale. È questa la sfida maggiore, che sarà possibile secondo I4C, intervenendo sulla circolarità dei modelli di produzione, su un mix energetico più pulito, più elettrificato e più innovativo (si pensi anche all’idrogeno green) e su azioni mirate per intaccare le emissioni di origine non energetica, che ancora costituiscono un quarto delle emissioni industriali. 

In trent’anni i trasporti non hanno ridotto le emissioni, che oggi sono uguali a quelle del 1990, e restano il secondo settore per emissioni in Italia. Il 90% delle emissioni dei trasporti si producono sulla strada e per la gran parte dalle automobili. Secondo la roadmap, i trasporti dovranno ridurre le emissioni del 30%. Si dovrà intervenire, fra gli altri, riducendo la domanda di mobilità privata grazie alla sharing mobility e ai nuovi approcci organizzativi (fra cui lo smart working), spingendo sulla mobilità elettrica (con un obiettivo di 5 milioni di auto elettriche immatricolate nel 2030) e sul ricorso al biometano per la transizione del trasporto pesante. 

Nonostante la modesta crescita della popolazione, dal 1990 i consumi di energia del settore residenziale sono aumentati (+23%), mentre le emissioni hanno subito una pari riduzione grazie ad un uso energetico più pulito per il riscaldamento e al miglioramento del mix elettrico nazionale. Per invertire la rotta, il perno è la riqualificazione energetica che deve coinvolgere almeno il 3% del patrimonio residenziale ogni anno, con la metà degli interventi in deep renovation estendendo e rafforzando il superbonus al 110%. Gli interventi sul settore residenziale dovrebbero portare ad una riduzione del 53% delle emissioni generate nelle nostre case e un taglio del 20% dei consumi energetici. 

Il terziario (uffici, servizi, esercizi commerciali) è l’unico settore in Italia ad aver aumentato significativamente le emissioni (+58% dal 1990 al 2018) ed è quello con la più alta penetrazione elettrica nei consumi, per cui le misure per la strategia climatica (-58% delle emissioni al 2030, il taglio più alto fra tutti i settori) dovranno puntare sull’integrazione delle fonti rinnovabili elettriche negli edifici e sulla riqualificazione energetica, con un tasso di ristrutturazione di tutti gli edifici pubblici del 3% ogni anno, di cui la metà in deep renovation. 

L’agricoltura genera quasi il 10% delle emissioni nazionali ed è il primo settore per emissioni di metano. La strategia climatica di I4C punta a una riduzione del 30% delle emissioni di gas serra dell’agricoltura, intervenendo non solo dal lato della domanda (per ridurre il consumo di carne da allevamenti intensivi) ma anche in termini di pratiche agricole a minore impatto ambientale (filiera corta, biologica, dieta animale, etc.) e di interventi per catturare e riutilizzare le emissioni diffuse di metano degli allevamenti. 

Pur contribuendo solo per il 4% alle emissioni nazionali, i rifiuti restano un comparto chiave anche in ottica di recupero e riduzione della pressione sulle risorse naturali. Le emissioni di gas serra generate dalla gestione dei rifiuti (principalmente metano) provengono soprattutto dalle discariche, che dovranno essere oggetto di azioni mirate nel quadro del Pacchetto europeo sull’economia circolare, puntando sulla raccolta differenziata in particolare dell’organico e intervenendo anche sulla captazione delle emissioni di metano diffuse. 

Infine, la generazione elettrica: grazie al miglioramento del mix di generazione elettrica nazionale, le emissioni prodotte dal consumo di un kWh di elettricità in Italia si sono più che dimezzate in dal 1990 ad oggi, e grazie a questo molti settori hanno ridotto le proprie emissioni pur mantenendo dei consumi elettrici invariati o addirittura in crescita.  

Nella Roadmap I4C il taglio delle emissioni elettriche sarà ancora maggiore, con le fonti rinnovabili che arriveranno a coprire il 67% della produzione di elettricità nazionale. Questo sarà possibile solo mettendo a terra nuovi impianti per la generazione elettrica da rinnovabili, in particolare da fonte fotovoltaica ed eolica, con un tasso 7 volte superiore a quello attuale. 

La Conferenza Nazionale sul clima è organizzata da Italy for Climate l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da un gruppo virtuoso di imprese (Chiesi, Conou, Davines, e2i, ERG, illy, ING) in preparazione della Cop26, con il patrocinio del ministero dell’Ambiente, di Enea e di Ispra.