Dalla riduzione dei rifiuti all’aumento della raccolta differenziata e del riciclo, fino ad arrivare alla necessità impiantistica: i presupposti di base del piano rifiuti della Regione Lazio non convincono e soprattutto non si spiega come fermare il turismo dei rifiuti fuori regione. A smontare, punto per punto, il piano regionale è il presidente di Fise Assoambiente, Chicco Testa, che all’Adnkronos, spiega: “sono diversi gli assunti a mio avviso sbagliati”.  

Per prima cosa, spiega Testa, il piano prevede “una riduzione dei rifiuti di 300mila tonnellate che secondo me, da qui al 2025, sarebbe possibile solo se continuasse la recessione economica cosa che evidentemente nessuno di noi si augura”. “Teniamo conto – sottolinea il presidente di Fise Assoambiente – che le produzioni pro capite di rifiuti italiani sono molto più basse dei paesi ricchi dell’Unione Europea. Quindi se c’è ripresa economica è molto difficile che si possa realizzare un disaccoppiamento di queste dimensioni”.  

Il secondo presupposto sbagliato è quello che riguarda le percentuali di raccolta differenziata: “in 5 anni è previsto un aumento dall’attuale 47% al 70%. Tenendo conto oltretutto della situazione romana e delle elezioni non vedo proprio come si possa raggiungere questo risultato”. Le scelte politiche, sottolinea Testa, “non si misurano dalle buone intenzioni che manifestano ma dai risultati che ottengono. Piacerebbe a tutti che i rifiuti diminuissero e che la raccolta differenziata e il riciclo aumentassero però poi la realtà è un’altra”.  

Inoltre, aggiunge Testa, “si parte dal presupposto che tutto quello che viene raccolto in modo differenziato venga riciclato ma sappiamo che non è così. Questa è un’altra di quelle assunzioni ideologiche che non hanno alcun riscontro con la realtà perché una buona parte del differenziato torna ad essere smaltito”.  

E arriviamo così al capitolo impianti. “La necessità impiantistica è sottostimata e ancora una volta, per la parte indifferenziata, si fa affidamento sui Tmb che trasformano i rifiuti urbani in rifiuti speciali che si possono mandare dove vuoi”.  

Per la frazione umida “si parla di impianti di prossimità, di compostaggio ma secondo noi sarebbe necessario un investimento importante in un paio di strutture grosse come quelle che esistono al nord Italia ed è sottostimata anche la necessitá di incenerimento”. Il dubbio, conclude Testa, “è che ci sia un presupposto non detto, nascosto che è quello di continuare a portare i rifiuti fuori regione o addirittura all’estero”. (di Loredana Errico)