di Loredana Errico
La drammatica emergenza sanitaria sta portando a galla gli effetti devastanti di una globalizzazione senza radici. Ripartire, adesso, è necessario: occorre farlo usando le importanti risorse che saranno messe a disposizione con grande visione, e coscienza, mettendo in campo un progetto a lungo termine, orientato dal green deal europeo. Il momento “è storico. Se sbagliamo non avremo più paracaduti”. Così Catia Bastioli, amministratore delegato Novamont, all’Adnkronos parla di come la crisi sanitaria ed economica imponga un ripensamento dei nostri modelli produttivi.
“I momenti di instabilità sono sempre più frequenti, di maggiore intensità e totalmente fuori controllo. Li abbiamo avuti nel campo finanziario, ambientale, sociale e industriale e adesso in quello sanitario”. Questo, spiega la Bastioli, “dimostra gli effetti di una globalizzazione senza radici” capace di trasformare una criticità in un angolo del pianeta in tempi sempre più limitati in una crisi globale.
Questo tipo di globalizzazione, dunque deve cambiare così come la delocalizzazione delle attività. “La crisi ha dimostrato che nel nostro paese, in Europa e non solo, alcuni prodotti non si producono più” e il discorso non riguarda solo le tante dibattute mascherine o i prodotti per diagnostica.
“Facciamo l’esempio dei prodotti usa e getta. E’ giusto demonizzarne l’uso eccessivo ma, l’emergenza del momento, ci dimostra che anche questi prodotti nella giusta misura possono avere una funzione importante: produrre minori quantità, sfruttando soluzioni a basso impatto nella logica della bioeconomia circolare può creare opportunità ambientali, sanitarie e di lavoro a livello territoriale”.
Questo vuol dire che “non si può completamente delocalizzare. Alcuni prodotti bisogna farseli a casa propria”. E sulle divergenze su come gestire l’emergenza emerse, non solo a livello nazionale ma anche mondiale, la Bastioli commenta: “deve finire l’era degli slogan senza conoscenza e competenza. Per ripartire e trovare soluzioni ai problemi abbiamo bisogno di professionalità e anche di un forte spirito di servizio, mettendo al centro i cittadini”.
“Stiamo vivendo un momento complesso perché le scelte che faremo adesso per la ripartenza saranno estremamente importanti”. La cosa peggiore da fare? “Scegliere soluzioni a breve termine per tamponare l’emergenza. Questa sarebbe una scelta rovinosa. Abbiamo invece l’opportunità di cambiare modello mettendo in campo misure coerenti per un uso efficiente e sistemico delle risorse”.
A tracciare la strada da seguire c’è il green deal europeo che “è fondamentale. Si pone come strumento verso il quale orientare tutte le diversificate attività che devono avere le radici nel territorio”. Ed è proprio dai territori che occorre ripartire “mettendo a sistema progetti di innovazione” in grado di creare filiere integrate, lavoro di qualità e biodiversità di imprese senza impoverire il suolo, risorsa non rinnovabile e già fortemente danneggiata. Per la ripartenza, dunque, secondo la Bastioli “la bioeconomia giocherà un ruolo fondamentale” ma serve un cambio di mentalità.
L’attività di Novamont, considerata tra quelle essenziali, in questo periodo non ha bloccato la produzione e per questo, anticipando anche i decreti, i dipendenti sono stati messi nella condizione di lavorare in sicurezza: dallo smart working ai dispositivi di sicurezza individuale fino all’assicurazione Covid per tutto il personale. E non solo: con Coldiretti è stata attivata anche la spesa portata direttamente sul posto di lavoro, in modo da limitare gli spostamenti.
“Abbiamo fatto un lavoro notevole su tutti i siti e soprattutto abbiamo fatto un lavoro di squadra; ho sentito una risposta bellissima delle persone e questa è la cosa che mi ha dato più soddisfazione” afferma la Bastioli che conclude: “ci sentiamo ancora di più una comunità”.