Il settore idrico ha un ruolo fondamentale nel contribuire a cambiare radicalmente il nostro modo di produrre e consumare, con l’obiettivo di uno sviluppo veramente sostenibile del territorio e dell’utilizzo razionale delle risorse finite con le quali le aziende del settore hanno a che fare ogni giorno. Ma la rivoluzione del settore idrico dalla linearità alla circolarità, oltre che sul fronte della tecnologia d’avanguardia, si giocherà su quelli dell’organizzazione dei processi lavorativi, della comunicazione e delle sinergie in simbiosi industriale con altri mercati. In questo quadro il Gruppo Cap ha avviato lo sviluppo e l’implementazione di strategie e tecniche innovative che stanno portando alla trasformazione dei depuratori esistenti in bioraffinerie. 

“Stiamo puntando sull’idea che attraverso i depuratori si possa coniugare servizio idrico, waste, agriculture, food e energy. Con un approccio olistico mettiamo insieme quelle che sono le necessità dell’economia circolare in impianti a vocazione industriale”, spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato Gruppo Cap e vicepresidente Utilitalia, a margine della tavola rotonda “Dalle linearità alla circolarità. Simbiosi industriale e valorizzazione degli asset pubblici nella transizione all’economia green” organizzata da Gruppo Cap nell’ambito di Ecomondo. 

“Economia circolare fa rima con impianti da realizzare – continua Russo – ma laddove possibile farne dove già ne esistono di simili, quindi senza andare a consumare suolo, ripensando gli impianti attuali, evitando così di ritrovarci dei mostri fermi tra qualche anno inutilizzati e allo stesso tempo ritrovarci delle aree verdi riconvertite a vocazione industriale. La nostra sfida è proprio questa, coerente con uno degli obiettivi Sdgs delle Nazioni Unite, l’Obiettivo 9 che parla proprio di retrofitting dell’impianto e ripensamento degli impianti industriali”. 

Il disegno generale è incentrato sulla simbiosi industriale fra il settore dei rifiuti e quello del ciclo idrico integrato a partire dalla valorizzazione degli asset pubblici esistenti, mettendo cioè in relazione gli impianti di depurazione – per il trattamento dei fanghi e dei crescenti volumi di Forsu con l’obiettivo di recupero di materiali ed energia – con i termovalorizzatori, per il trattamento dei fanghi non recuperabili in agricoltura, in aggiunta alla parte residuale di rifiuti urbani indifferenziati non eliminabili fino a quando sarà necessario. 

Un impegno per rispondere alle sfide dell’economia circolare che non sarebbe possibile, sottolinea il Gruppo Cap, senza un continuo dialogo e confronto con le istituzioni e gli enti locali del territorio.