Favorire la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. E’ questo l’obiettivo di Sofidel, azienda italiana tra i principali leader al mondo nella produzione di carta per uso igienico e domestico, nota in particolare per il brand Regina, da anni impegnata nella riduzione del proprio impatto ambientale lungo tutta la filiera di fornitura. Clima-Energia, filiera legno-carta e packaging sono i tre ambiti “su cui siamo sicuramente chiamati a lavorare” afferma all’Adnkronos, Riccardo Balducci, Energy & Environment Director di Sofidel.
Sulla riduzione dell’impronta di carbonio “l’intero settore è molto impegnato, perché la produzione della carta è un’attività produttiva energy intensive. Come Sofidel, lavoriamo da anni su base volontaria con programmi internazionali del Wwf e l’anno scorso abbiamo aderito alla Science Based Targets initiative (SBTi), vedendo approvati i nostri obiettivi di decarbonizzazione come coerenti con l’accordo di Parigi che mira a contenere, entro il 2050, l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1,5°C”. “Il nostro obiettivo – spiega Balducci – è di ridurre del 40% le nostre emissioni entro il 2030 rispetto al 2018. Se si considera il -24% di emissioni dirette già raggiunto dal 2009 al 2020, potremmo arrivare ad una riduzione al 2030 di quasi il 60% in 20 anni”.
“Per raggiungere questo traguardo – continua il responsabile ambientale Sofidel – in questa fase stiamo acquistando in particolare energia prodotta da fonti rinnovabili. Sofidel in Italia lo ha fatto siglando un contratto di fornitura di energia verde di 10 anni, grazie al quale si approvvigionerà di energia da un parco eolico realizzato da Rwe in Sicilia, ad Alcamo. In questo modo creiamo nuova capacità di generazione aggiuntiva senza intaccare risorse già disponibili. Stiamo lavorando ora a un altro contratto in Italia e ad altri analoghi anche negli Stati Unti e nel Regno Unito. In quest’ultimo Paese, come in Francia, guardiamo poi con interesse anche al biogas”.
Per quanto riguarda la filiera legno-carta, osserva Balducci, “la materia prima della carta igienica è di origine forestale e in quanto tale è rinnovabile. Sul fronte dell’approvvigionamento di cellulosa, il Gruppo può garantire il 100% di cellulosa certificata da terze parti indipendenti, attraverso schemi internazionali: Fsc, Fsc Controlled Wood, Sfi, Pefc. Andando oltre la certificazione Sofidel, di recente, ha aderito anche al programma Forests Forward del Wwf: una piattaforma multi-stakeholder pensata per accrescere l’efficacia e accelerare gli impegni per la salvaguardia delle foreste. Fra gli obiettivi, in particolare, zero-deforestazione e zero-conversione”.
“Nei prossimi anni – aggiunge Balducci – il nostro mantra sarà analizzare sempre più accuratamente la filiera per verificare, tra quelli che sono rapporti commerciali molto complessi, la presenza di potenziali elementi che possano creare condizioni di rischio rispetto a una corretta gestione della risorsa forestale”.
La terza sfida riguarda gli imballaggi, in particolare lo sviluppo di un packaging più sostenibile. “Sì, è un altro dei punti qualificanti del nostro impegno. Un obiettivo perseguito da Sofidel prima di tutto attraverso l’introduzione di nuovi packaging in carta kraft e, in alcuni mercati, di plastiche riciclate o di bioplastiche al posto del polietilene. In virtù dell’altissima riciclabilità ed essendo rinnovabile, la carta è una buona soluzione per sostituire la plastica anche se sconta potenzialmente il problema di essere più fragile, più pesante e leggermente più costosa. Oggi la carta è uno dei nostri imballaggi più diffusi. Solo nel 2020 abbiamo sostituito con carta il vecchio polietilene in 102 prodotti in 20 paesi europei”.
“Il nostro obiettivo – conclude Balducci – è il taglio del 50% dell’incidenza della plastica convenzionale nella produzione entro il 2030 rispetto al 2013, e ad oggi abbiamo già ridotto nel complesso l’incidenza degli imballaggi in plastica del 19,6%. Una strategia la transizione ecologica che crediamo debba passare anche da attività di sensibilizzazione delle persone: di un consumatore che la pandemia ha certamente messo a dura prova. Sarebbe però in ogni caso un errore considerare il prezzo l’unico, esclusivo elemento per fare la differenza. In questo serve un impegno costante nel lungo periodo”.