Emergenza sanitaria ed emergenza climatica: due crisi globali che si devono affrontare insieme. Due problemi strettamente legati conseguenza di un modello sviluppo economico che non funziona più perché, spiega all’Adnkronos, Marco Stampa Responsabile Sostenibilità Saipem, “ha causato troppi impatti sugli ecosistemi sensibili dal punto di vista della virosfera e troppe esternalità negative, sociali e di salute in particolare, nella vita delle comunità”.
Adesso però bisogna capire come invertire la rotta con una strategia efficace, sistematica e orientata nel lungo termine. “Protezione degli ecosistemi e della biodiversità, miglioramento delle condizioni di vita e della qualità dell’aria in molte aree urbane e industriali e contrasto al cambiamento climatico sono tante facce di uno stesso problema” aggiunge Stampa e “oggi abbiamo i 17 Sustainable development goals dell’Onu che costituiscono una cornice utile a orientare le decisioni”.
Guardando al settore dell’energia, “dobbiamo essere consapevoli che siamo in una fase di transizione e le transizioni si gestiscono con soluzioni ponte: il gas naturale, anche tralasciando il suo potenziale come fattore di stabilità politica, è una risorsa in questo senso e bisogna saperla gestire dalla produzione al trasporto alla liquefazione e rigassificazione, valorizzandone il ruolo meno climalterante rispetto alle altre fonti fossili”.
In questo campo, sottolinea Stampa, “abbiamo in Saipem una lunga e solida tradizione e know-how oltre a qualche interessante innovazione, tutti elementi che possono fare la differenza per portarci fuori dalle crisi rendendo possibile anche nel breve termine una produzione più sostenibile di energia, di cui il mondo avrà sempre bisogno”.
Rischi e opportunità: Saipem affronta il cambiamento climatico.
L’azienda, dunque, si pone come ‘attivatore’ del cambiamento e per garantire la trasparenza del proprio operato è tra le prime del settore dei servizi all’energia a pubblicare il documento sul clima ‘Leading the Path to Energy Transition’ e redatto in accordo alle raccomandazioni della Task Force on Climate Related Financial Disclosure (Tcfd). L’obiettivo di questo terzo documento Saipem sul clima, spiega Stampa, “è fornire agli stakeholder elementi di giudizio sui principali impatti e ricadute che uno scenario di cambiamento climatico pone a un’azienda come la nostra e al suo modello di business”.
“Crediamo che uno stakeholder, ad esempio un investitore, voglia conoscere le performance dell’azienda e la sua efficienza nel contrastare il cambiamento climatico attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra, ma anche se questa azienda ha identificato e quantificato i rischi e le opportunità degli scenari di cambiamento climatico, quali strategie sta adottando, qual è la governance del sistema e su quali innovazioni fa conto per essere propositiva sul mercato. In definitiva se le prospettive costituiscono una buona opportunità di investimento oppure se presentano troppi rischi”.
In Saipem la crisi climatica entra nella strategia di business.
Secondo il responsabile sostenibilità di Saipem, “le strategie di business di ogni azienda sono fortemente influenzate dal cambiamento climatico: solo dal 2017 al 2019 gli eventi meteorologici estremi attribuibili al cambiamento climatico hanno comportato danni per 640 miliardi di dollari, che dal 1990 al 2015 le emissioni di gas serra sono aumentate del 60% e che il 37% di questo aumento è dovuto al 5% più ricco della popolazione mondiale”.
Al tempo stesso però “bisogna cogliere le opportunità: in questo senso già oggi il 70% del portafoglio ordini di Saipem è sganciato dal petrolio e riteniamo, con una stima prudente, che le fonti rinnovabili ci possano portare nei prossimi tre anni 3,2 miliardi di ordini. Eolico e solare flottante, idrogeno e cattura e confinamento della CO2 presentano buone prospettive che intendiamo cogliere per essere coerenti con questa visione di business sostenibile. Vogliamo, inoltre, affrontare questo cambiamento con le competenze delle persone, la trasformazione digitale, le soluzioni tecnologiche, gli asset adatti a realizzare le strutture di produzione, la conoscenza dei contesti territoriali e la capacità di cooperare con i soggetti terzi, dai fornitori alle istituzioni di ricerca”.
In termini di strategie di business, “non solo il clima ma tutti i cosiddetti fattori Esg (environment, social e governance) sono però da integrare se si vuole essere resilienti rispetto ai grandi cambiamenti che stiamo vivendo. Un esempio di coerenza con questa strategia è che il peso degli obiettivi manageriali di Saipem legato a fattori Esg nel 2019 era del 15% ed è salito al 25% nel 2020 e che il Piano strategico della società, condiviso al più alto livello, tiene conto di questo scenario, delle sue implicazioni e prospettive”.
Sviluppo sostenibile e coronvarius: cosa ci ha insegnato la pandemia.
La pandemia ha evidenziato la fragilità dei nostri modelli economici e sociali e “dobbiamo veramente pensare in maniera diversa tante cose: i modi di produrre, consumare, spostarci, comunicare. Bisognerebbe parlare di tanti aspetti della vita sociale, ma per stare al ruolo di Saipem dobbiamo essere adattabili e al tempo stesso costruire con le nostre competenze e progettualità un modo sostenibile di utilizzare le risorse e condurre la nostra vita e il nostro lavoro”.
“La crisi ha fatto emergere molti aspetti della vita sociale e impatti che non possiamo riprodurre indefinitamente. Sono convinto che vada affrontato ad esempio il tema delle disuguaglianze di genere perché sulle donne è ricaduto gran parte del peso dell’emergenza sociale e anche le aziende devono fare la loro parte”.
In questo senso, afferma Stampa, “in Saipem stiamo partecipando a diverse iniziative per ridurre il gender gap: il nostro ceo Stefano Cao ha recentemente firmato sia la dichiarazione di sostegno ai Women Empowerment Principles sia il ‘Manifesto per l’occupazione femminile’ di Valore D, due impegni che ci proiettano verso la riduzione del gender gap. E’ un percorso lungo perché è anche il sistema Paese e non solo una singola azienda, che deve andare in questa direzione”.
Innovazione e sostenibilità: le parole chiave per aziende più competitive.
La parola ‘energia’, spiega Stampa, “va unita all’aggettivo ‘sostenibile’ e la sostenibilità non può prescindere da un modo diverso di produrre energia. Ci sembra che in questo senso l’orientamento ad esempio dell’Unione Europea attraverso il Green Investment Plan e il Next Generation Eu sia molto chiaro. Bisognerà vedere se è percepito da tutti gli attori e se poi in pratica si riesce a tradurre questi orientamenti strategici in realtà”.
“Anche dal lato dei nostri clienti più importanti osserviamo un trend che fa pensare che forse una svolta, anche di dimensioni interessanti, è in atto sugli investimenti per utilizzare fonti rinnovabili. Poi ci sono gli sviluppi tecnologici che sono più veloci che mai e che impongono di essere molto attenti e di riuscire a interagire con diverse realtà e competenze, dalle start up al mondo accademico”.
Sostenibilità energetica in Italia: da dove iniziare.
La sostenibilità energetica, sottolinea Stampa, “è un fulcro su cui fare leva per costruire quel modello di sviluppo diverso dal passato e che è fatto anche di aspetti sociali. Credo che ogni sistema paese presenti caratteristiche specifiche. Come azienda globale guardiamo a molte realtà diverse ma anche all’Italia come nostro luogo di origine e di radici e qui c’è l’imbarazzo della scelta su cosa fare: infrastrutture, innanzitutto, ristrutturazioni e riqualificazione di interi territori, e sviluppo delle competenze e dei talenti che abbiamo sempre avuto, specie quelli più giovani che rischiano di vedere sfumare anche a causa della pandemia le opportunità degli anni migliori della loro vita e questo non ce lo possiamo permettere”.
di Loredana Errico