Codice rosso per la salute nostra e del pianeta, il ‘virus’ che stiamo dimenticando di combattere si chiama cambiamento climatico. I piani di ripresa post pandemia rappresentano un’occasione anche per fronteggiare la crisi climatica che rischia di esacerbare le crisi economiche e sanitarie in atto, acuendo le disuguaglianze. Ma molti degli attuali piani di ripresa dal Covid-19 non sono compatibili con l’accordo di Parigi e rischiano di avere implicazioni a lungo termine sulla salute. A lanciare l’allarme, chiedendo ai governi un impegno maggiore su questo fronte, è il Lancet Countdown Report 2021 su salute e cambiamento climatico.
Secondo gli autori del rapporto (ricercatori di 38 tra istituzioni accademiche e agenzie delle Nazioni Unite), il cambiamento climatico crea le condizioni ideali per il diffondersi di malattie infettive, rischiando di annullare decenni di progressi, ma i sistemi sanitari sono inadeguati ad affrontare gli shock sanitari, attuali e futuri, indotti dal clima.
Solo per citare alcuni dei dati contenuti nello studio, nel 2020 gli adulti sopra i 65 anni sono stati colpiti da 3,1 miliardi di giorni in più di esposizione a ondate di caldo, rispetto a una media di 2,9 miliardi di giorni all’anno nel decennio precedente. Cina, India, America e Giappone i più colpiti. Nel 2020, il 19% della superficie terrestre globale è stata colpita da estrema siccità, il valore non aveva mai superato il 13% tra il 1950 e il 1999.
Il cambiamento climatico minaccia di accelerare l’insicurezza alimentare, che ha colpito 2 miliardi di persone nel 2019. L’aumento delle temperature accorcia il tempo in cui le piante raggiungono la maturità, il che si traduce in raccolti più piccoli e una maggiore pressione sui nostri sistemi alimentari. Il mais ha visto una diminuzione del raccolto del 6%, il frumento una diminuzione del 3% e il riso una diminuzione dell’1,8% rispetto al periodo 1981-2010.
La temperatura media della superficie del mare è aumentata, nelle acque territoriali, di quasi il 70% dei paesi costieri analizzati, rispetto al 2003-2005. E anche questo si traduce in un aumento della minaccia alla sicurezza alimentare visto che nel mondo 3,3 miliardi di persone dipendono proprio dal mare per alimentarsi. Per questo il rapporto esorta i leader e i responsabili politici a utilizzare i fondi della ripresa dal Covid per ridurre disuguaglianze, promuovere una ripresa verde creando posti di lavoro nuovi ed ecologici, salvaguardando la salute per costruire popolazioni più sane.
“Gli enormi sforzi che i paesi stanno facendo per rilanciare le loro economie dopo la pandemia può essere orientata a rispondere contemporaneamente ai cambiamenti climatici e al Covid – dice Anthony Costello, Executive, direttore del Lancet Countdown – Abbiamo una scelta da fare: la ripresa dal Covid-19 può essere una ripresa verde che ci mette sulla strada del migliorare la salute umana e ridurre le disuguaglianze, oppure può essere una ripresa normale che mette tutti noi a rischio”.