Mala depurazione e scarichi illegali restano i principali nemici del mare e delle acque interne. Su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 punto ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge. E’ il bilancio finale di Goletta Verde e Goletta dei laghi, le due campagne itineranti di Legambiente, con partner principali Conou e Novamont. Le criticità maggiori sono state prevalentemente riscontrate a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali che, sfociando in mare o nel lago, portano con sé cariche batteriche a volte molto elevate, derivanti spesso dagli scarichi fognari non depurati dai comuni dell’entroterra. Preoccupa anche la situazione dei cosiddetti ‘malati cronici’ che l’associazione ambientalista ha raggruppato in una lista di 32 punti tra mare e laghi, tutti in corrispondenza di foci di corsi d’acqua, che risultano inquinati e fortemente inquinati da oltre 10 anni secondo i monitoraggi di Goletta Verde e Goletta dei Laghi. Luoghi dimenticati, vere e proprie fogne a cielo aperto che riguardano ben 13 regioni.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” se almeno uno dei due parametri viene superato per più del doppio del valore normativo.
Le procedure d’infrazione. Una fotografia preoccupante. Per questo Legambiente ribadisce l’urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria, a partire dall’utilizzo delle risorse europee del Pnrr. L’Unione Europeaha più volte ammonito l’Italia avviando quattro procedure d’infrazione per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui, due delle quali già sfociate in condanna per le quali la Penisola sta pagando multe salate. Sino ad ora le multe, relative solo alla condanna (C-251/17) relativa alla prima procedura infrazione (2004/2034) che riguarda 69 agglomerati urbani (ognuno dei quali comprende più comuni), sono costate al nostro paese oltre 77 milioni di euro e continueremo a pagare fino a che l’emergenza non verrà superata. Ma nell’affrontare il problema della cattiva depurazione, per l’associazione ambientalista è importante prevedere anche più controlli alle foci e lungo i corsi d’acqua e promuovere più informazione tra i bagnanti.
Ancora oggi il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato (elaborazione Legambiente su dati Commissione Ue), un problema che non riguarda solo il sud Italia ma anche il Nord della Penisola. Ad oggi sono 939 agglomerati non in regola, che generano un carico complessivo di quasi 30 milioni di abitanti equivalenti su un totale di 77 milioni. Se si guarda però anche al carico generato da questi agglomerati, espresso nel numero di abitanti equivalenti, emergono le criticità in regioni che non si trovano solo nel Mezzogiorno. L’80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: dalla Sicilia in primis (il 23%) ma anche da Lombardia (il 19%), Campania (il 17%), Calabria (l’11%) e Lazio (che contribuisce per il 10%, con 6 agglomerati in infrazione su 162 regionali).
Mare, 1 punto inquinato ogni 81 km di costa
Su 263 campioni prelevati lungo le coste marine italiane, 22 punti sono stati giudicati inquinati mentre ben 70 punti sono risultati fortemente inquinati: complessivamente oltre i limiti di legge quindi il 35% del totale, 1 punto inquinato ogni 81 km di costa. Il 50% dei punti monitorati dalla campagna (131 punti su 263) ha riguardato le foci di fiumi e canali. Delle 131 foci campionate, il 58% (76 su 131) è risultato oltre i limiti di legge, a dimostrazione di come le foci siano i punti critici che portano inquinamento a mare a causa delle note criticità depurative del nostro Paese, e siano dunque questi i punti maggiormente da attenzionare da parte delle istituzioni competenti. Sono molte le aree lungo la costa che non vengono controllate dalle autorità di riferimento che si concentrano prevalentemente sulle aree adibite alla balneazione, abbandonando a loro stessi i tratti di costa antistanti le foci dove viene dato per scontato che l’inquinamento sia presente. Dei 263 campioni eseguiti da Goletta verde ben 120 hanno riguardato aree non controllate dalle autorità competenti (secondo le indicazioni riportate dal Portale Acque del ministero della Salute) e nel 52% dei casi sono risultate oltre i limiti di legge. E non migliora la situazione per quanto riguarda l’informazione ai bagnanti, altro obiettivo centrale della campagna di Goletta verde. Nei tratti di costa non controllati dalle autorità competenti e, di conseguenza, interdetti alla balneazione, in cui i tecnici di Goletta verde hanno eseguito i prelievi, nel 63% dei casi non c’è il divieto di balneazione. In quelle balneabili, mancano i cartelli informativi obbligatori avvistati solo nel 10% dei punti.
Laghi, fuori legge 33% dei prelievi in 34 bacini lacustri
Su 126 prelievi per analisi microbiologiche effettuati su 34 laghi italiani in 11 regioni, è risultato oltre i limiti di legge il 33% (15 inquinati e 27 fortemente inquinati). Dei campioni giudicati oltre i limiti, il 64% è stato prelevato in foce a canali, fiumi o torrenti.
‘Malati cronici’, 32 punti inquinati da oltre 10 anni.
Mare e laghi ‘malati cronici’: 32 punti monitorati in 13 regioni risultano inquinati e fortemente inquinati da oltre 10 anni. Le situazioni più critiche sulla depurazione riguardano Sicilia, Lombardia, Campania, Calabria e Lazio che da sole generano l’80% del carico complessivo degli agglomerati in infrazione europea.
Conou, ‘la salvaguardia delle acque in Italia è una priorità’
“Gli oltre 8000 km di costa e i 1500 laghi sparsi su tutto il territorio nazionale ci ricordano che la salvaguardia delle acque in Italia è una priorità”. Così Riccardo Piunti, presidente del Conou, in occasione della presentazione del bilancio finale delle campagne di Legambiente Goletta verde e Goletta dei laghi. “Anche quest’anno – continua Piunti – abbiamo partecipato all’iniziativa di Legambiente, che capillarmente analizza e controlla lo stato delle acque del nostro Paese, perché ne condividiamo obiettivi e finalità. Il Conou, per parte sua, è impegnato ogni giorno, con le aziende della Filiera, per evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato, possa essere disperso nell’ambiente e danneggiare terreni e acque”.
“I risultati sono arrivati – sottolinea – oggi riusciamo a raccogliere il 100% dell’olio usato e lo rigeneriamo per oltre il 98%, riuscendo a riconvertire il rifiuto in un’importante risorsa. Per questo il nostro Consorzio rappresenta un modello virtuoso e di successo di economia circolare nonché un primato assoluto in Europa”. Dal 1984 a oggi il Conou ha raccolto 6,1 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a rigenerazione 5,5 milioni e consentendo così la produzione di 3,2 milioni di tonnellate di olio rigenerato e un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro.