Incendi, strage cani in Sardegna: associazioni chiedono ordinanza anti-catena

Si stima che centinaia di cani tenuti a catena siano andati incontro a una morte atroce e ferimenti a causa degli incendi che hanno devastato più di 20.000 ettari di terreno in Sardegna. Per questo, le associazioni Save the Dogs, Green Impact e Animal Law Italia chiedono al presidente della Sardegna Christian Solinas di introdurre un provvedimento regionale urgente e straordinario per vietare l’utilizzo delle catene per cani e prevenire così il ripetersi di situazioni di pericolo. 

A marzo scorso, le tre associazioni avevano pubblicato il primo Rapporto italiano e internazionale sulle norme di detenzione di cane a catena che ha generato celermente degli sviluppi positivi in Campania (maggio 2021- introduzione della sanzione mancante alla legge regionale) e nel Lazio (agosto 2021- introduzione di una norma regionale di divieto).  

Nell’attesa di una specifica legge regionale sarda, le tre associazioni chiedono quindi al presidente della Sardegna di adottare subito un’ordinanza regionale straordinaria che, sul modello delle leggi della Campania e dell’ Umbria, introduca il divieto di detenzione di cani a catena senza permettere quindi differenze normative tra Comune e Comune: tutti i cani della Regione hanno gli stessi diritti di tutela e nessuno deve essere abbandonato al pericolo o lasciato prigioniero di una catena o di una corda. 

Le associazioni ribadiscono inoltre come “la detenzione di cane a catena, spesso aggravata da una situazione di isolamento, è comunque anacronistica e incompatibile con le necessità etologiche dei cani e contraria alla sensibilità collettiva, cosi come spiegato dagli esperti internazionali in etologia che hanno contribuito al Rapporto ‘ Verso il divieto di detenzione di cane a catena’. L’ attuale legge regionale della Sardegna su questo tema rimane una delle peggiori in Italia e necessita comunque di un adeguamento urgente”.  

I modelli italiani migliori evidenziati dal Rapporto sono la legge della Campania e dell’Umbria seguite da quella della Lombardia. Anche altre regioni italiane hanno introdotto delle normative di divieto come le Marche e, con alcune deroghe, Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Abruzzo e da pochi giorni il Lazio. In tutte le altre Regioni “è necessario introdurre urgentemente delle revisioni sostanziali mentre la Liguria, la Basilicata e la Sicilia sono prive di normativa e dunque potrebbero adottare subito uno dei migliori modelli proposti”, sottolineano le associazioni, ricordando che a livello europeo il miglior modello è la legge dell’Austria seguita da quella della Svezia.