Banche, petroliferi e alcuni industriali. Sono i titoli che sul Ftse Mib hanno sofferto maggiormente la tempesta del coronavirus che si è abbattuta sui mercati finanziari da inizio marzo. Titoli, come Leonardo, Saipem e Banco Bpm, che hanno ancora parecchia strada da recuperare prima di tornare ai livelli pre-emergenza. Nonostante i massicci interventi messi in campo dalle banche centrali, dai governi e dall’Unione europea, la crisi economica scatenata dalle misure per contenere il virus ha abbattuto ricavi e utili aziendali, lasciando profonde ferite sulle Borse.
Molti listini hanno recuperato o superato i livelli precedenti l’emergenza, altri, fra cui Piazza Affari, sono ancora indietro, nonostante le performance di alcuni comparti. Prendendo come riferimento il 2 marzo scorso come inizio del crollo, pochi giorni dopo i massimi dell’anno, il Ftse Mib segna ancora una flessione dell’11,5%. Ma con forti differenze al suo interno.
Il conto è salato per i titoli del comparto bancario, abbandonati dagli investitori sui timori che i fallimenti delle imprese causati dal lockdown provocheranno una nuova ondata di crediti deteriorati nei bilanci degli istituti di credito. Rispetto alla situazione pre-Covid i titoli più penalizzati dallo scivolone sui mercati sono Banco Bpm (-30,8%) e Unicredit (-28,3%), mentre Mediobanca ha ancora il 20,8% da recuperare. Ubi Banca, le cui attività gravitano su alcuni dei territori colpiti più duramente dalla pandemia, segna un rosso del 18,9%, beneficiando dell’effetto dell’offerta pubblica di scambio annunciata da Intesa Sanpaolo il 17 febbraio scorso. La banca guidata da Carlo Messina, invece, è sotto, del 22,3%.
Sempre fra i finanziari Banca Mediolanum ha perso dal 2 marzo scorso il 13,3% e Banca Generali il 5,1%, mentre Nexi ha guadagnato l’1,5%. Finecobank ha segnato un brillante rialzo del 29,4%, mentre nel risparmio gestito Azimut Holding ha lasciato sul terreno il 19,8%. Poste Italiane è ancora sotto del 16,3%. Le vendite non hanno risparmiato il comparto assicurativo: Generali è in rosso del 16,9% e Unipol del 21,2%.
Lenta e difficile la ripresa per i titoli del comparto petrolifero. Le misure di lockdown hanno bloccato gli spostamenti in tutto il pianeta e la filiera, dall’esplorazione allo stoccaggio, si è inceppata, tanto da provocare lo scorso 20 aprile la surreale incursione in territorio negativo del prezzo del future sul Wti con scadenza a maggio, a -37 dollari al barile. Eni rispetto al 2 marzo accusa una flessione del 24,4%, superata da Tenaris (-29,1%) e Saipem (-33,6%).
Anche il comparto industriale, piuttosto variegato nella sua rappresentanza a Piazza Affari, ha patito la fuga degli investitori, ma con impatti molto diversi. Leonardo, il titolo più penalizzato del Ftse Mib, accusa uno scivolone del 34,6% dall’inizio della tempesta sui mercati e Cnh Industrial del 27,1%. Nel comparto auto Fca ha perso il 20,2% e Ferrari, al contrario, ha guadagnato il 7,2%. La holding Exor segna un rosso del 21,5%. Nel settore degli pneumatici Pirelli limita i danni con una flessione del 7,1%, mentre fra i cavi per tlc ed energia Prysmian è praticamente invariata (+0,34%) e Interpump Group è a un passo dal recupero completo (-0,45%).
Atlantia, oltre che dello stop al traffico autostradale e aereo subito dalle sue controllate, soffre anche dell’incertezza sulla soluzione per Autostrade per l’Italia e rispetto alla situazione pre-Covid registra una perdita del 23,4%. Nei servizi per le telecomunicazioni Telecom Italia è sotto del 27,3% rispetto a livelli precedenti la burrasca finanziaria, mentre Inwit solamente del 4%. Meglio Stmicroelectronics (-3,4%) e Moncler (-0,3%), mentre hanno superato i livelli iniziali Buzzi Unicem (+2,2%) e Campari (+0,5%).
Migliore la situazione per le utility, comparto tradizionalmente difensivo, che mediamente segnala perdite contenute da inizio crisi. Se Enel (-0,01%) e Terna (+0,07%) hanno colmato le perdite, Italgas (-7%) e Snam (-4,1%) stanno per raggiungere l’obiettivo, mentre Hera (-14,5%) e A2A (-20,5%) hanno ancora strada da fare.
Escono vincitori dalla crisi i titoli del comparto farmaceutico, su cui si sono concentrate le speranze, e le scommesse, degli investitori. Diasorin ha registrato un brillante +67,5% rispetto al 2 marzo scorso e Recordati un progresso del 16,7%. Amplifon, attiva nel settore delle apparecchiature e forniture medicali, ha da recuperare solo il 4,4%.