Il crescente scollamento tra economia reale e mercati finanziari inizia a farsi sentire sui listini azionari. Quella che doveva essere la consacrazione del recente rally dei listini azionari globali, il nuovo massimo storico dell’indice statunitense Nasdaq, ha installato più di un dubbio sulla capacità dei mercati finanziari, nonostante l’ampia disponibilità delle banche centrali, di proseguire il recente rally.
In attesa del responso della due giorni di riunioni della Federal Reserve, in arrivo domani sera, a Milano il Ftse Mib si è fermato a 19.930,20 punti, -1,49% rispetto al dato precedente. Sul paniere principale del listino milanese spicca il rosso dell’accoppiata Ubi Banca-Intesa Sanpaolo, scese rispettivamente del 5,04% e del 4,62 per cento.
A spingere al ribasso le azioni dei due istituti bancari è stata la notizia secondo cui l’autorità Antitrust ha valutato la fusione tra i due istituti “non autorizzabile” poiché destinata a rafforzare “la posizione dominante”. L’autorità ha fatto sapere di aver assunto alcuna decisione definitiva: “allo stato -si legge nella nota dell’Antitrust- è stata trasmessa alle imprese interessate la sola Comunicazione delle Risultanze Istruttorie, che rappresenta la valutazione preliminare degli uffici dell’Autorità”. Per la decisione finale sarà necessario attendere la seconda metà di luglio.
Nel comparto, vendite anche sull’altra banca coinvolta nell’operazione, BPER (-1,43%), su Banco BPM (-2,92%) e su UniCredit (-3,71%). Lo spread con i titoli tedeschi ha fatto segnare un lieve incremento portandosi a 179 punti base.
Nel comparto industriale, lettera su FCA (-4,39%) dopo le voci su un possibile rallentamento del processo di fusione con i francesi di Peugeot. Dopo una partenza con il botto dovuto all’exploit di Nikola Corporation, in cui Iveco detiene una quota, CNH Industrial ha terminato la seduta con un +2,16%. Segni più anche per Ferrari (+1,15%), Nexi (+2,53%), Amplifon (+1,59%) e Diasorin (+1,19%). (in collaborazione con money.it)