“Presidente Giuseppe Conte, siamo costernati nell’aver ascoltato quanto da Lei affermato nel corso della conferenza stampa di fine anno di questa mattina. Il suo auspicio di ‘salvare’ l’Inpgi, l’Istituto privato di previdenza dei giornalisti Italiani, con l’allargamento della platea contributiva ai comunicatori è lesivo dei diritti di centinaia di migliaia di persone oltre a risultare palesemente in contraddizione con quanto espresso dal sottosegretario Martella nel corso dell’incontro governo e vertici Inpgi del 9 dicembre scorso”. E’ quanto si legge in una lettera aperta di ReteCoM, la Rete delle associazioni per la comunicazione e il management al premier Conte.
La lettera è sottoscritta da Maurizio Incletolli, presidente Ascai- Associazione per lo sviluppo della comunicazione aziendale; Mario Mantovani, presidente Cida, confederazione italiana dirigenti e alte professionalità; Tiziana Sicilia, presidente Com&tec, associazione italiana per la comunicazione tecnica; Angelo Deiana, presidente Confassociazioni, confederazione associazioni professional; Rita Palumbo, segretario generale Ferpi, federazione relazioni pubbliche italiana: Alberto Dal Sasso, presidente Iaa Italy Chapter; Andrea Cornelli, vicepresidente Una, aziende della comunicazione unite.
ReteCom, cui aderiscono Cida, Confassociazioni, Ascai, Com&tec, Ferpi, Iaa, Una, “ha in più occasioni motivato la propria posizione sull’argomento, dimostrando -si legge nella lettera- quanto un allargamento imposto per legge non è assolutamente risolutivo, né nel breve tantomeno nel medio periodo. Ed è per questo che siamo fortemente impegnati nell’evitare ‘la deportazione contributiva’ di migliaia di comunicatori dall’Inps all’Inpgi, che produrrebbe un doppio effetto negativo: non riuscirebbe comunque a risanare le casse dell’Inpgi che versa in un grave e conclamato dissesto economico; avrebbe effetti profondamente negativi in termini di orizzonte pensionistico sia per i nostri professionisti della comunicazione che per le gestioni dell’Inps, che si vedrebbero sottratte ulteriori risorse contributive da destinare ad una cassa previdenziale gestita n forma privata”.
Secondo ReteCoM “le importanti criticità di gestione Inpgi- ammesse purtroppo pubblicamente anche dai vertici della Cassa – non possono tuttavia essere risolte obbligando migliaia di soggetti a cambiare ente previdenziale, penalizzando un Istituto cardine del nostro sistema di welfare come l’Inps, ancor più oggi che stiamo vivendo una drammatica crisi sanitaria, economica e sociale, non tutelando comunque, in termini di sostenibilità, le pensioni attuali e future di giornalisti e comunicatori. Fin qui, la posizione politica”, spiega la Rete.
“Sul piano tecnico, invece, una simile proposta -continuano le associazioni dei comunicatori- ci trova fortemente contrari per i seguenti motivi: problemi di applicabilità della norma per la difficile interpretazione dei requisiti di identificazione dei comunicatori in qualità di soggetti passivi della contribuzione trasferibile. Senza sottovalutare i profili di presunta incostituzionalità sostenuta da eminenti giuristici”.
E ancora, prosegue la lettera “ripercussioni sulla sostenibilità complessiva del sistema previdenziale pubblico nel trasferimento di contributi da una cassa pubblica ad una cassa privata; appesantimento degli oneri amministrativi per le imprese, laddove molti comunicatori sono dipendenti di aziende che si troverebbero costrette a effettuare due diversi livelli di contribuzione; possibile aggravio contributivo derivante da effetti di ricongiunzione di distinti periodi assicurativi; possibili rischi sui diritti dei comunicatori in quanto non è pensabile che si possa imporre per legge accettare di passare da una gestione pubblica ad una privata in grave dissesto finanziario”.
“È per questo che, come Reti delle associazioni e delle confederazioni dei comunicatori, Le ribadiamo -scrivono i presidenti delle Associazioni a Conte- la necessità di un momento urgente di confronto e approfondimento con tutte le parti sociali volto a tutelare i nostri iscritti ma anche a sostenere il sistema previdenziale pubblico a tutela dei diritti di tutti gli italiani. Questa nostra posizione ha avuto anche il sostegno tecnico dell’attuale presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, dell’ex presidente dell’Inps, Tito Boeri, del consigliere economico alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Alberto Brambilla, e di altri rappresentanti di istituzioni interessate, esperti e gruppi politici”, conclude la lettera.