Come confermato “di recente anche da fonti governative”, il disavanzo finanziario dell’Inpgi “non può essere risanato con l’allargamento della base contributiva ad altri soggetti professionali”. A ribadirlo è ReteCoM, la Rete delle Associazioni per la Comunicazione e il Management che chiede di poter aprire tavoli di confronto con tutti gli attori del mondo del giornalismo e della comunicazione.
ReteCoM, cui aderiscono Cida, Confassociazioni, Ascai, Com&tec, Ferpi, Iaa, Una e Manageritalia, “ha appreso di un recente incontro tra il Consiglio di Amministrazione dell’Inpi e alcuni rappresentanti del Governo in merito al salvataggio dell’Istituto di previdenza dei giornalisti a causa del suo grave squilibrio previdenziale” si legge nella nota.
Durante questo incontro è emerso l’orientamento – che ReteCoM ha sempre sostenuto – “dell’inutilità della migrazione contributiva di migliaia di Comunicatori dall’Inps all’Inpgi. ReteCoM fin dall’inizio ha infatti sottolineato che mai avrebbe accettato di avallare una deportazione contributiva che avrebbe forse rinviato il problema, impedendo il commissariamento dell’Istituto, ma lasciato al futuro previdenziale incerto i comunicatori subentrati e i giornalisti presenti”.
L’allargamento della platea contributiva “con l’ingresso forzato di altre categorie professionali, per esempio i comunicatori pubblici i cui contributi ammonterebbero a poco più di cinquanta milioni di euro l’anno, era e resta insufficiente a salvare le pensioni dei giornalisti e non sarebbe comunque in grado di coprire gli altri 200 milioni annui necessari a portare l’Inpgi definitivamente fuori dalla situazione drammatica in cui si trova” prosegue la nota.
ReteCoM “è dunque ancora più convinta di aver avuto ragione. Per questo ha più volte espresso contrarietà, motivandola e supportandola con dati e analisi, a qualsiasi operazione legislativa di natura puramente contabile e assolutamente non risolutiva che provocherebbe effetti profondamente negativi in termini di orizzonte pensionistico oltre che ai nostri professionisti della comunicazione anche alle gestioni dell’Inps che si vedrebbero sottrarre ulteriori risorse contributive da destinare ad una cassa previdenziale gestita in forma privata” conclude.