“In Italia il talento, per quanto riguarda la ricerca, certamente c’è. Mancano le risorse. L’entità dei finanziamenti è insufficiente per quello che il Paese potrebbe fare. C’è bisogno di triplicare gli investimenti e indirizzarli verso la risoluzione dei problemi principali del Paese stesso”. Lo ha detto Mauro Ferrari – ‘cervello italiano negli Usa, uno dei maggiori esperti di nanotecnologie e presidente e Ceo del Houston Methodist Research Institute, Texas – intervenuto al webinar dedicato ai 12 giovani ricercatori vincitori del ‘Premio Fondazione Roche’ e per il lancio del bando 2020 dello stesso concorso.
“Credo – ha ribadito Ferrari – che l’Italia abbia una quantità di talenti straordinaria. I nostri studenti sono fortissimi, abbiamo ottimi professori. Purtroppo è impossibile far sbocciare i fiori senza innaffiare, con l’acqua giusta al momento giusto. E, malauguratamente, l’unica cosa su cui i Governi italiani sono stati concordi negli ultimi 50 anni è stato il fatto di non finanziare adeguatamente la ricerca. E così tra i grandi Paesi del mondo siamo da sempre fanalino di coda”, ha aggiunto lo scienziato, sottolineano che non si tratta solo di compromettere il presente: “Se non si investe sui propri giovani si condannano le generazioni che verranno a stare in un ruolo inferiore: passare dalla serie A, alla serie B, alla C. Noi siamo nati in un Paese che era leader. Che avrebbe la possibilità, per talento, di continuare ad essere leader. Ma, al momento, non è sostenuto nei suoi sforzi di innovazione e creazione scientifica”.
Ferrari trova positiva la possibilità che “ci siano finanziamenti sia dal pubblico che dal privato, soprattutto se si creano alleanze virtuose, per offrire prodotti utili all’intera comunità”. La ricerca, infine, “mirata e sostenuta” è per Ferrari anche un volano di opportunità per chi ne ha meno sul lavoro, “come le donne”, oppure “per le aree meno sviluppate del Paese”.