“Dare oggi al mercato del lavoro nuove regole, per metterlo in condizione di funzionare in modo più efficiente, produttivo e trasparente, rappresenta una priorità non più rimandabile”. E’ chiaro il messaggio che arriva dal Festival del lavoro 2020 con le parole della presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone.
Parole che fanno da cornice al documento ‘L’Italia riparte dal lavoro. Le proposte dei consulenti del lavoro per una ripresa reale’, presentato dai professionisti in occasione del Festival del lavoro. “Le difficoltà che migliaia di aziende e lavoratori stanno affrontando e si troveranno ad affrontare nel prossimo anno -spiega Calderone- richiedono un intervento tempestivo che, da un lato, permetta di supportare la platea dei soggetti in difficoltà, senza distinzione di ruoli e inquadramenti, dall’altro, metta definitivamente in piedi un sistema di misure e azioni funzionali all’accrescimento dei livelli di occupabilità, partendo dalla formazione, da quella che serve realmente ai lavoratori. In un quadro che tenga conto della situazione di incertezza imposta dalla pandemia e divenuta ormai condizione strutturale di vita e di lavoro per imprese e occupati”, sottolinea.
“E’ partendo da tale consapevolezza che i consulenti del lavoro -spiega ancora Calderone- propongono una mirata serie di interventi che è urgente attuare, dalla semplificazione delle regole e degli istituti del lavoro ai nuovi modelli organizzativi, dalla riforma degli ammortizzatori a quella delle politiche attive, fino alle misure necessarie per garantire maggiore regolarità in una fase in cui il rischio di ripresa dei fenomeni di sommerso è molto elevata”.
Per i consulenti del lavoro, come scrivono nel documento, è necessario intervenire sul mercato del lavoro, con semplificazione e nuovi modelli organizzativi. In questo ambito per i consulenti è necessario intervenire sullo smart working, valorizzando tra l’altro l’attribuzione di autonomia che la legge riconosce alle parti, definendo il ruolo delle relazioni industriali nell’ambito dell’impianto regolatorio del lavoro agile e privilegiando la contrattazione collettiva aziendale.
Necessario poi per i consulenti del lavoro intervenire sulla flessibilità nel contratto a termine e nella normazione del lavoro stagionale, nonchè sull’apprendistato, in particolare sull’apprendistato professionalizzante, rivisitando gli aspetti formativi, sulla base delle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale in materia.
Altro tema su cui mettere mano sono le politiche attive e la formazione, con, tra l’altro, la reintroduzione dell’assegno di ricollocazione per i percettori di Naspi, l’intervento sul reddito di cittadinanza, il ripensamento dei sistemi di accreditamento dei soggetti erogatori delle misure di politica attiva.
Altro tema ‘caldo’ sottolineato nel documento dei consulenti del lavoro sono ammortizzatori sociali, flessibilità e tutela del lavoro, con l’ammortizzatore Sociale Unico che può costituire una misura di protezione del lavoro e di sostegno al reddito e, nel contempo, un link alla riqualificazione professionale e alla ricollocazione. Potrebbe essere strutturato in due ambiti riferiti, da una parte, a misure ordinarie e, dall’altra, a misure straordinarie.
E sulla previdenza ancora, per i consulenti del lavoro, “una delle necessità più strutturali del nostro sistema normativo previdenziale è per prima cosa un autentico riordino, in una cornice legislativa unica e comprensibile. In Italia ci sono più di 15 ingressi a pensione per svariate categorie di lavoratori (addetti a mansioni gravose, addetti a mansioni usuranti, disabili, precoci, accessi solo per donne, etc.): tale sistema alimenta incertezza e rende complessa la previsione, certa, di accesso a pensione e pianificazione del proprio futuro oltre la attività lavorativa, evitando (come nel caso del 2022) lo ‘scalone’ fra l’ingresso a pensione in Quota 100 a 62 anni e quello della pensione di vecchiaia a 67 anni. Altrettanto strutturale è l’esigenza di una procedura snella, chiara ed efficiente di prepensionamento”, aggiungono i professionisti.
E per il contrasto a somministrazioni e appalti illeciti i consulenti del lavoro chiedono non la sola ricetta della repressione ma una sinergia tra diverse azioni. Una sicuramente di tipo culturale, diffondendo la conoscenza del fenomeno, informando imprese e lavoratori dei rischi a cui vanno incontro. L’altra di tipo normativo, ad esempio: vietando appalti di servizi per le attività principali di una impresa; introducendo una clausola di salvaguardia retributiva e normativa per i lavoratori occupati in appalti endo-aziendali, cosiddetti interni, simile a quella esistente per i lavoratori dipendenti di agenzie di somministrazioni; prevedendo una norma che obblighi ad assicurare ai dipendenti dell’appaltatore un trattamento economico e normativo minimo (ferma restando la libertà di adozione del CCNL) pari a quello dei dipendenti dell’appaltante o a quello al cui rispetto sarebbe tenuto l’appaltante.