Stop al sito di Napoli dal 31 ottobre prossimo. A confermarlo è Whirpool in una nota nella quale spiega che la decisione è determinata dal crollo della domanda globale per le lavatrici di alta gamma Omnia. “L’Italia è il Paese dove abbiamo la nostra sede direzionale per la regione Emea dove offriamo lavoro a 5000 donne e uomini e dove – lavorando quotidianamente con quasi 2000 fornitori dell’intero gruppo – contribuiamo all’economia nazionale per quasi un miliardo di euro all’anno. L’Italia rimane un polo strategico per Whirlpool, sia dal punto di vista industriale che commerciale” dichiara Luigi La Morgia, vice presidente Operazioni Industriali per la Regione Emea e amministratore delegato per l’Italia. “Pertanto, confermiamo gli investimenti per 250 milioni di euro previsti per il periodo 2019-2021, ribadendo il nostro impegno verso le persone a cui diamo lavoro e verso il Paese. Abbiamo a cuore le persone coinvolte e ci impegniamo – dice – a supportarle dal primo di novembre”.
Oggi c’è stata una riunione al Mise. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, informerà il governo nel Consiglio dei ministri di questa sera “e sentirò anche il presidente del Consiglio sulle iniziative da mettere in campo. Dal governo c’è un impegno massimo su questa vertenza. Il lavoro che stiamo facendo da mesi su Napoli è serio e lo continueremo a fare” ha detto Patuanelli, secondo quanto ricostruito dai sindacati presenti al tavolo.
Il sito campano produce al momento 200mila lavatrici l’anno contro le 900mila di capacità massima e la soglia di 500mila perché la produzione sia sostenibile, ha elencato l’ad Whirlpool La Morgia replicando in chiusura di confronto. Dati che non hanno convinto il ministro: “La prima possibilità è che la scelta di chiudere Napoli sia stata fatta da molto tempo in modo strategico, la seconda è che avete sbagliato prodotto per Napoli. Avrei voluto sentire una di queste cose, perché se si ammette di fare un errore si può rimediare all’errore. Io non credo nell’errore, ma credo che sia una scelta presa molto tempo prima”, ha scandito.
La sottosegretaria al Mise, Alessandra Todde, ha annunciato che “da oggi verrà convocato un tavolo permanente su Whirlpool in cui parteciperanno tutte le parti. Questo tavolo operativo si pone come obiettivo quello di discutere con tutti gli attori, visto che le relazioni industriali con l’azienda si sono deteriorate nel tempo”.
“Dal governo, e lo ha confermato anche l’azienda, sono stati portati avanti – ha sottolineato – sforzi unici, ma non possiamo più sottostare ai desiderata e alle pretese della multinazionale. Dobbiamo lavorare in prospettiva e in resilienza, con operazioni robuste dal punto di vista industriale. Abbiamo lavorato incessantemente, e lo stiamo continuando a fare, per la piena occupazione per i lavoratori di Napoli con delle prospettive importanti e non per un futuro di sussistenza”.
Uno sciopero di 8 ore in tutti e 6 gli stabilimenti Whirlpool in Italia ha scandito l’incontro al Mise e i sindacati sono sul piede di guerra. “Tutti gli stabilimenti del gruppo Whirlpool sono fermi oggi per uno sciopero di 8 ore. Domani è previsto un presidio a piazza Plebiscito a Napoli e sono in programma ulteriori ore di sciopero negli altri siti del gruppo. Ora si apre chiaramente una fase di scontro sociale” annunciano in una nota congiunta Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Barbara Tibaldi segretaria nazionale Fiom-Cgil che giudicano la conferma della chiusura del sito di Napoli come “un fatto gravissimo”.
“Chiediamo la convocazione urgente di un tavolo a Palazzo Chigi per portare la vertenza all’attenzione del Premier Giuseppe Conte. L’azienda – sottolineano – ha svelato la tua totale inaffidabilità e sembra profilarsi un depotenziamento della strategia industriale di Whirlpool in Italia. La vertenza Whirlpool è emblematica dell’autorevolezza del Governo italiano. Dopo le comunicazioni di oggi la fase di melina con l’azienda è finita, non c’è più tempo per Napoli”.
Il leader Uilm, Rocco Palombella, ha rigettato la palla nel campo dell’esecutivo che, nel luglio scorso, aveva annunciato la presenza di due proposte di acquisizione del sito di via Argine a Napoli profilando tempi brevi per la due diligence. “Patuanelli deve prendersi le sue responsabilità – ha affermato Palombella – Whirlpool non se ne può andare. Altrimenti diventa la vergogna italiana. Diamo indicazioni precise di quello che si vuole fare. Dove stanno i progetti di Invitalia? La multinazionale aveva già deciso di andarsene. Altrimenti è aria fritta. Io non li prendo in giro i lavoratori. Una volta per tutte chiariamo cosa vogliamo fare”.
“L’accordo non è stato rispettato e la scelta dell’azienda resta, ancora oggi, ingiustificata” affermano in una nota congiunta il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra e il segretario nazionale Fim Cisl, Massimiliano Nobis sottolineando che questa vicenda “mette in discussione l’affidabilità degli accordi che si firmano in sede ministeriale”. Su Napoli, rilevano, “l’occupazione deve essere garantita anche attraverso un intervento più concreto da parte di azienda e del governo rispetto ad una vicenda non nuova ma ormai nota. Il tavolo Ministeriale deve rimanere aperto con incontri anche settimanali per trovare una soluzione e dare speranza ai lavoratori”. Per Cisl e Fim, “deve essere chiarito il ruolo strategico da Invitalia, incaricata dal Governo a sostenere la produzione Whirlpool in Campania. Il governo e il presidente Conte devono intervenire in tempi brevi per chiudere positivamente questa vertenza e dare futuro occupazionale ai 350 dipendenti di Napoli e per rassicurare tutti i circa 5.000 dipendenti Whirlpool Italia”, concludono.
Quella di Whirlpool è “una decisione grave anche dopo che il governo e la regione hanno messo in campo diverse misure per supportare l’azienda e che ancora oggi vengono spedite al mittente. Ci auguriamo che il governo intervenga per scongiurare l’ennesimo schiaffo al sud: la vertenza non è chiusa e metteremo in campo tutte le iniziative possibili” ha detto Antonio Spera, segretario generale Ugl metalmeccanici.