“Il Dpcm è la ciliegina. Forse l’orario delle 21 è stato scelto per assimilarlo a bar e ristoranti, ma non ha alcun senso. Noi abbiamo, con la conferenza stato regioni, adottato tutte le linee guida per le riaperture delle attività, poi abbiamo condiviso i protocolli con le organizzazioni sindacali per la sicurezza della salute di tutta la filiera. abbiamo fatto pienamente il nostro dovere, non capiamo perché sia stato deciso tutto questo. Se c’è una motivazione tecnico scientifica vorremmo conoscerla. Se ci sono ragioni a supporto di questa decisione è arrivato il momento di dirle chiaramente”. È quanto afferma all’Adnkronos Stefano Zapponini, Presidente di Sistema Gioco Italia, il quale, commentando le nuove disposizioni incluse nel dpcm riguardo alle sale giochi, parla di accanimento nei confronti del settore. 

“Come operatori di settore questa decisione delle ore 21, la subiamo, non potrebbe essere altrimenti – aggiunge Zapponini – ma la contestiamo. Inoltre abbiamo comportamenti ancora più straordinari che sono di quelle regioni che hanno chiuso tutto. Qui c’è domandarsi come sia possibile che alcuni territori si comportino diversamente da un dpcm”. 

“Ci dobbiamo confortare delle parole del Presidente del consiglio che parla di ristoro per le imprese colpite? Su questo alla fine ho seri dubbi che verremo compresi. Siamo davvero preoccupati dove il virus della ideologia e del pregiudizio è davvero peggiore del covid”, dice il presidente di Sistema Gioco Italia. 

“In conclusione, questo dpcm va contestualizzato – prosegue Zapponini – perché il settore del gioco legale e quindi settore di stato è stato tartassato in tutti i modi. Nella fase ante covid, c’era già una situazione dove le disomogeneità comportamentali dei territori avevano creato un enorme caos. Quando è arrivato il covid il punto di partenza era già critico. Oltre agli effetti devastanti del virus, è arrivata anche l’esclusione, per le imprese del gioco, dalle misure di aiuto”. 

“A questo atteggiamento palesemente e incomprensibilmente discriminatorio si sono uniformati gli enti locali che nelle misure a sostegno delle imprese colpite hanno escluso quelle del gioco. Poi un altro elemento discriminatorio è il sistema del credito, con richieste di rientro ai dipendenti delle imprese. Considerando tutto questo – conclude Zapponini – mi domando se sia eccessivo o più che legittimo parlare di discriminazione ed esigere spiegazione del perché di questo accanimento”.