La stima del governo della crescita del Pil nel 2021 appare ”accettabile”, ma la previsione di crescita nel 2022-23 appare ”ottimistica”. Lo sottolinea Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, in un’audizione alla Camera sulla Nadef. ”A fronte di un calo del Pil reale del 9 per cento nel 2020, il Mef stima un rafforzamento dell’attività economica che si tradurrebbe in una crescita del Pil reale del 6 per cento nel 2021. L’aumento dell’attività economica nel quadro programmatico è prevalentemente indotto dalla maggiore crescita degli investimenti (3,2 punti percentuali in più rispetto al tendenziale) e in minore misura dalla spesa per consumi, sia delle famiglie sia della Pa”, sottolinea Pisauro.
”L’evoluzione di breve e di medio termine dell’economia italiana appare soggetta a rischi ancora molto ampi, nel complesso orientati al ribasso – afferma Pisauro – Gli scenari avversi sono riconducibili prevalentemente all’evoluzione della pandemia, in Italia e all’estero, oltre che alle tensioni finanziarie”.
”La pandemia da Covid-19 ha ripreso a diffondersi velocemente in diversi Paesi europei, come la Francia e la Spagna, oltre che in Asia (in particolare in India). In Italia nelle ultime settimane si è registrata una crescente diffusione dei casi, cha ha anche comportato un maggiore ricorso alle strutture ospedaliere. Al momento non si prefigurano nuovi lockdown generalizzati, ma se si rendessero necessarie restrizioni mirate alle attività produttive e agli spostamenti ne deriverebbero comunque conseguenze non trascurabili sia sul ciclo economico sia sulla struttura produttiva, già colpita dalla passata recessione”, continua l’Upb.
”Le politiche economiche e monetarie stanno contrastando la crisi tramite l’espansione dei bilanci di governi e banche centrali. Quando la pandemia sarà debellata da cure o vaccini efficaci e l’economia mondiale tornerà a crescere stabilmente occorrerà ridurre gli squilibri finanziari accumulati. Eventuali sfasamenti nei cicli di ripresa tra Paesi potrebbero incidere sui premi al rischio richiesti dai mercati alle economie per le quali il recupero è meno rapido. Se tale eventualità riguardasse l’Italia, caratterizzata da uno stock di debito pubblico elevato, le tensioni finanziarie potrebbero velocemente interagire con le decisioni di spesa di famiglie e imprese”, conclude l’Upb.
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