Lavori ancora in corso sulla nota di aggiornamento al Def: il documento con le stime programmatiche dal quale dipendono i saldi della Legge di Bilancio – atteso di consueto al varo il 27 settembre- nella migliore delle ipotesi approderebbe in Consiglio dei ministri mercoledì o addirittura nei giorni successivi. Domani è in programma una nuova riunione con i capi delegazione della maggioranza per finalizzare le stime che fissano il perimetro all’interno della quale costruire la Finanziaria da approvare entro il 15 ottobre, insieme alle Linee-guida del piano Ue Next generation Eu.
Previsioni che fotograferanno per il 2020 l’andamento negativo dell’economia nell’annus horribilis dello scoppio del Covid-19: il pil scenderà ulteriormente verso il -9% dal -8 stimato in precedenza; il deficit salirà intorno al 12% dall’ultima stima del 10,4% e il debito dal 155,7% che potrebbe salire a 160%. Nel 2021 è atteso un rimbalzo della crescita a +6% per effetto degli investimenti previsti dal recovery plan nazionale; il deficit-pil scenderebbe intorno 7% e il debito-pil inizierebbe il percorso di declino.
Le stime registreranno l’impatto del piano Ue sulle proiezioni macro ma nessuna indicazione sulla distribuzione dei 209 miliardi di risorse, tra grants e prestiti, condizionati e sottoposti a stretto monitoraggio dalla Commissione Ue. Né tantomeno sarebbero attese indicazioni su un eventuale ricorso al Mes, che ieri ha avuto la ‘benedizione’ del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
Il fondo della ‘discordia’ che divide la maggioranza vede infatti favorevole il Pd ma è osteggiato dal M5S. I fautori ritengono che il ricorso ai 36 miliardi di prestiti da destinare alla spesa sanitaria con interessi molto bassi libererebbe risorse in legge di Bilancio in favore di interventi fiscali e sociali, dal taglio irpef all’assegno universale. La nuova finanziaria avrebbe un’entità complessiva di circa 30 miliardi complessivi.
Da sole le due misure prioritarie ne valgono 8 di miliardi: 3 mld per rifinanziare il taglio del cuneo varato a luglio e 5 mld per l’assegno universale per la famiglia. Sul tavolo anche la partita delle decontribuzioni, sia il taglio del 30% al Sud che il governo intende riconfermare, che l’ipotesi di azzerare i contributi sui neoassunti per tre anni; le risorse per Industria 4.0 e 3 mld per l’attuazione del piano cashless.