Didattica mista è la parola d’ordine che accomuna quasi tutti i rettori italiani. Da Nord a Sud. Dalle università pubbliche alle private. Dai mega atenei alle piccole accademie. Nelle sue indicazioni agostane il ministro Gaetano Manfredi è stato chiaro: nell’organizzazione delle lezioni per il nuovo anno accademico, al via da qui a ottobre, bisogna prevedere che tutti gli insegnamenti (o la maggior parte) siano erogati contemporaneamente in presenza e a distanza. Lasciando se possibile agli studenti la scelta del canale da utilizzare e, comunque, privilegiando le matricole nell’accesso, eventualmente a turni, alle aule universitarie modello Covid-19: sanificate, dimezzate, recuperate (se necessario anche all’esterno). Lo scrive il ‘Sole 24 Ore’. 

E – a giudicare dalla ricognizione del Sole 24Ore del Lunedì – i suoi ex colleghi “magnifici” lo hanno ascoltato. Così come hanno raccolto l’invito a sponsorizzare l’uso della App Immuni per migliorare il contact tracing (e a cui Humanitas e Sant’ Anna ad esempio aggiungono i test sierologici per gli allievi). In aggiunta o magari in abbinata alle applicazioni sviluppate dall’ateneo per segnalare gli spostamenti o prenotare la lezione, il seminario e il laboratorio. Oppure l’esame, perché dopo la proliferazione, causa coronavirus, delle “verifiche” via web, sia scritte che orali, il rapporto vis-à-vis (seppure a distanza di sicurezza) allievo-professore sta per tornare a essere la regola nelle stanze accademiche.  

Il pacchetto di regole che disciplinano la Fase 3 delle università è decisamente più snello di quello che governa il ritorno a scuola. Si compone di due note del ministro Manfredi (una di maggio e una di agosto), di una proposta della Conferenza dei rettori (poi aggiornata), di due verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts) e di una circolare del ministero della Pubblica amministrazione sui lavoratori fragili. Tre i capisaldi per conciliare la ripartenza negli atenei con le misure di sicurezza anti-contagio: per accedere bisogna non avere la febbre (da misurare a casa anche se molte realtà universitarie si stanno dotando di termoscanner) né altre sintomatologie respiratorie; occorre indossare la mascherina anche al posto e per l’intera durata della lezione; in tutti i momenti tipici della vita di ateneo va garantito il distanziamento di un metro. In primis nelle aule dove il Cts ha prescritto che i posti siano organizzati a scacchiera e che lo scostamento massimo non superi il 10 per cento.  

Per comprendere come una misura del genere impatti sulla quotidianità delle università basta un esempio. Alla Federico II di Napoli, a fronte di oltre 75mila studenti, ne possono entrare in aula solo 23 mila. Da qui la scelta dell’ateneo partenopeo (guidato fino all’11 gennaio scorso proprio da Manfredi e ora da Arturo De Vivo) di limitare – tranne che per Farmacia – la frequenza dal vivo alle matricole e al primo anno delle magistrali. Per ovviare allo stesso problema altri suoi colleghi hanno acquisito spazi all’esterno.  

A Bergamo, dove la capienza in aula è scesa al 25% rispetto alla fase pre-Covid, Remo Morzenti Pellegrini (nel frattempo riconfermato alla presidenza del coordinamento degli atenei lombardi) potrà contare sull’Auditorium del Seminario. A Padova, il suo collega Rosario Rizzuto avrà a disposizione il polo fieristico cittadino, quello di Rovigo, un cinema e una parrocchia per complessivi 1.938 posti in più. Del resto – sottolinea – ”stimiamo che saranno in 40mila a frequentare le lezioni, così come prevediamo di avere almeno, se non di più, lo stesso numero di matricole dello scorso anno, quindi più di 19.600 nuovi iscritti”. Ai cinema ha pensato anche Luigi Dei (Firenze) che ha sottoscritto un accordo con la catena The Space mentre un’ottantina di chilometri più a Sud, il “magnifico” Francesco Frati (Siena) attingerà al vasto patrimonio culturale cittadino per ovviare alla carenza di metri quadri.  

E lo stesso farà Vilberto Stocchi (Urbino). Spostandosi al Nord-Ovest, Guido Saracco (Politecnico di Torino) ha chiesto aiuto all’Ilo. Mentre, scendendo di nuovo al centro, Andrea Prencipe (Luiss Guido Carli) oltre che sulle strumentazioni tecnologiche ha scelto di investire su due nuove tensostrutture con 250 sedute. Dovendo contingentare la disponibilità in presenza, molti atenei, da un lato, riapriranno le porte agli studenti e, dall’altro, trasmetteranno la stessa lezione via web andando così incontro agli studenti stranieri e ai fuorisede. Nelle prenotazioni e nelle turnazioni (con orari allungati fino alle 19-19.30 e a volte estesi al sabato) spesso si darà la priorità alle matricole e ai corsisti delle magistrali. 

Alcune realtà, dove l’anno accademico è partito, lo stanno già facendo (si pensi alla milanese Bocconi); altre ci arriveranno per gradi: a Salerno e Lecce per tutto settembre si proseguirà online; poi, a ottobre si aggiungerà la presenza.  

Anche se non mancano le eccezioni, in un senso o nell’altro, come la Kore di Enna che scommette tutto sugli allievi presenti oppure Modena/Reggio Emilia che preferisce proseguire da remoto fino a marzo (tranne che per esercitazioni e seminari). A dimostrazione di quanto il mondo universitario resti vario. Anche quando c’è da ripartire.