“L’operato dell’Industria molitoria è stato determinante per garantire l’approvvigionamento in semole di frumento duro all’Industria pastaria e, di conseguenza, la presenza del prodotto pasta sugli scaffali nel corso dell’emergenza coronavirus”. Così Cosimo De Sortis, presidente Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia (Federalimentare-Confindustria), nel corso dell’annuale appuntamento dei Durum Days che costituiscono, alla vigilia dei nuovi raccolti, un momento di confronto costruttivo tra le rappresentanze della filiera nazionale frumento duro-semola-pasta che hanno aderito al protocollo frumento duro (Assosementi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle Cooperative, Compag e Unione Italiana Food, oltre ad Italmopa). 

Nel corso dell’edizione 2020, dedicata alla risposta della filiera nazionale frumento duro all’emergenza Covid-19, sono stati forniti, da parte della società di consulenza Areté, alcuni dati riguardanti, in particolare, i consumi di pasta nel periodo marzo/aprile 2020. 

In particolare, l’incremento del 24% dei volumi commercializzati attraverso il canale retail non è stato sufficiente a riequilibrare il crollo del canale Horeca, determinando un saldo negativo dei consumi totale di pasta – pari a circa 50.000 tonnellate – rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 

“Nonostante le iniziali difficoltà di natura organizzativa riconducibili alla necessità di messa in sicurezza degli impianti e alla riorganizzazione del personale – ha detto De Sortis – i Molini hanno continuato ad operare senza sosta e con grande spirito di servizio anche nella fase più acuta dell’emergenza. È tuttavia opportuno evidenziare che si sono manifestate alcune criticità per quanto riguarda l’approvvigionamento di frumento duro nazionale, con episodi di pronunciata ritenzione da parte dei detentori della materia prima, fortunatamente superati grazie alla fluidità dei flussi di importazione e alle giacenze di frumento duro presenti nei silos delle industrie molitorie”. 

“Sotto il profilo comunicativo – ha rimarcato De Sortis – l’esperienza dell’emergenza sanitaria ha restituito un quadro in chiaroscuro per il settore: da un lato, abbiamo subìto l’ennesima distorsione delle informazioni, da parte di alcuni organi di stampa e talk show televisivi, su presunti e ingiustificati incrementi dei prezzi allo scaffale dei prodotti della filiera grano duro e grano tenero allorquando si è invece verificata una forte compressione delle marginalità dell’Industria della trasformazione che ha in gran parte assorbito i maggiori costi logistici e produttivi connessi all’emergenza in corso”. 

“Dall’altro lato, – ha proseguito – si è affermata, a tutti i livelli, la consapevolezza che le importazioni sono complementari e non alternative alla produzione nazionale di frumento duro. Una produzione, quest’ultima, che necessita certamente di essere incrementata sotto il profilo quanti-qualitativo, obiettivo che si pone il protocollo frumento duro al quale aderiamo convintamente, perché riteniamo che la qualità della materia prima e la disponibilità alla programmazione sono le migliori garanzie di compattezza della filiera”.