Bankitalia: “Da misure anti Covid inevitabile aumento rapporto debito-Pil”

L’effetto della pandemia e delle misure per il suo contenimento sulla dinamica del prodotto non potrà che determinare un aumento significativo del peso già alto del debito pubblico. Lo sottolinea Bankitalia nel Rapporto sulla stabilità finanziaria rilevando che il Governo ha allocato ingenti risorse a sostegno dei redditi delle famiglie e della continuità aziendale delle imprese. E, considerando la natura temporanea dello shock e delle misure di bilancio espansive di contrasto, un loro graduale rientro dovrebbe mantenere sostanzialmente inalterate le condizioni per la sostenibilità delle finanze pubbliche nel medio e nel lungo periodo. “Data la loro natura temporanea, le misure espansive decise a fronte dell’emergenza sanitaria non dovrebbero avere, nella previsione di un loro graduale ma progressivo rientro – si legge nel rapporto -, effetti sulla sostenibilità di medio e lungo periodo delle finanze pubbliche italiane. Un’eventuale accresciuta sensibilità dei corsi dei titoli pubblici agli andamenti dei mercati sarebbe verosimilmente attenuata dall’ampio e prolungato accomodamento monetario; allo stesso tempo interventi strutturali dovrebbero mirare a riportare l’economia su un equilibrato sentiero di crescita”.  

“La capacità dell’economia italiana di fronteggiare shock avversi è sostenuta, anche nell’attuale fase, da diversi punti di forza, tra cui il basso indebitamento del settore privato, l’elevata vita media residua dei titoli pubblici, i progressi sul fronte della qualità degli attivi, dell’adeguatezza patrimoniale e della liquidità delle banche, i rischi di liquidità contenuti dell’industria del risparmio gestito, il miglioramento della posizione netta con l’estero”. 

“Dall’ultima settimana di febbraio il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi a dieci anni ha registrato un forte rialzo, in parte riassorbito dopo l’avvio del Pepp. Sulla base di informazioni preliminari, in marzo le forti tensioni sui mercati sono state accompagnate da ingenti vendite di titoli di Stato italiani da parte degli investitori esteri”.  

VULNERABILITA’ FAMIGLIE E IMPRESE – “E’ cresciuta la vulnerabilità dei bilanci di famiglie e imprese. I rischi per la stabilità finanziaria che ne derivano sono mitigati, oltre che dagli interventi di politica economica, dal livello contenuto dell’indebitamento delle famiglie e dal rafforzamento della struttura finanziaria che le imprese hanno realizzato negli ultimi anni”. Nel confronto internazionale, rileva la Banca d’Italia, “le famiglie italiane continuano a essere caratterizzate da un basso livello di indebitamento, soprattutto in ragione del volume contenuto dei mutui per l’acquisto di abitazioni. Il debito è concentrato presso le famiglie con redditi più elevati che, almeno fino a prima della crisi, avevano maggiore capacità di sopportarne gli oneri”. Negli ultimi anni, osserva la Banca d’Italia, “si era fortemente ridotto il numero delle famiglie non in grado di ripagare i debiti contratti verso gli intermediari creditizi. Alla vigilia dell’epidemia il settore delle imprese era nel complesso in condizioni finanziarie molto più solide rispetto al periodo precedente la crisi finanziaria globale: la leva finanziaria era diminuita, i margini di redditività avevano raggiunto un livello storicamente elevato e le scorte di liquidità erano ampie”. 

Nel primo trimestre dell’anno le forti oscillazioni dei rendimenti dei titoli di Stato e i ribassi dei corsi azionari e obbligazionari hanno determinato una riduzione della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane di oltre 140 miliardi, pari al 3,2 % del suo valore alla fine del 2019. Il portafoglio finanziario delle famiglie, rileva Banca d’Italia, è allocato per circa la metà in strumenti (obbligazioni pubbliche e private, azioni, quote di fondi comuni, fondi pensione e prodotti assicurativi) il cui valore è esposto alle tensioni sui mercati. Gli investimenti in tali attività sono elevati soprattutto per i nuclei familiari con redditi sopra la mediana (quasi il 50% della loro ricchezza finanziaria), ma non sono di entità trascurabile neanche tra gli altri nuclei (circa il 25% del portafoglio). Nei prossimi mesi, sottolinea Banca d’Itlaia, “la ricchezza finanziaria delle famiglie con redditi più bassi (al di sotto della mediana) potrebbe diminuire considerevolmente per la necessità di dover disinvestire attività in modo da assorbire il forte calo di reddito; circa i due terzi di queste famiglie detengono attività finanziarie per meno di 5.000 euro. Il tasso di crescita dell’indebitamento verso le banche, prossimo al 3% annuo in febbraio, è destinato a ridursi per effetto della pandemia: l’impatto sul credito del ridimensionamento del numero delle compravendite immobiliari e della contrazione della spesa per beni di consumo durevoli dovrebbe più che compensare sia la diminuzione dei rimborsi connessa con la moratoria sui mutui, sia l’eventuale incremento della domanda di liquidità per smussare gli effetti del calo del reddito sui consumi”. 

“La crisi ha fortemente colpito il sistema produttivo quando era già in corso un rallentamento dell’attività economica” sottolinea la Banca d’Italia nel rapporto sulla Stabilità finanziaria, evidenziando come “la contrazione delle entrate, legata alla consistente diminuzione della domanda e alla marcata riduzione dell’attività, limita la possibilità delle imprese di sostenere le spese e indebolisce la capacità di restituire i prestiti”. L’accesso al capitale esterno, osserva la Banca d’Italia, “è reso più difficoltoso dall’aumento dei rischi e dalle tensioni sui mercati finanziari”. Le imprese, tuttavia, sottolinea la Banca d’Italia, “affrontano l’attuale congiuntura con una struttura finanziaria nel complesso più equilibrata rispetto alla vigilia della doppia recessione del 2008-2013”. Le condizioni finanziarie delle società, rileva, “saranno inoltre sostenute dalle misure introdotte dal Governo per contenere i costi, facilitare l’accesso al credito e ritardare il rimborso dei prestiti”. Il calo della redditività nei prossimi mesi, sostiene Banca d’Italia, “dipenderà dalla durata dell’epidemia e dall’efficacia delle misure di contrasto della crisi. Molte imprese riusciranno solo parzialmente a recuperare le perdite occorse in questo periodo: nel mese di marzo le aspettative degli analisti per il 2020 indicavano una brusca revisione al ribasso degli utili in tutti i settori. I risultati dell’indagine sulle aspettative di inflazione e crescita condotta dalla Banca d’Italia indicano che circa i due terzi delle imprese si aspettano un deterioramento delle proprie condizioni economiche nel secondo trimestre, legato principalmente alla flessione della domanda, sia estera sia nazionale”.  

MERCATO IMMOBILIARE – Un calo significativo dei prezzi delle case già nel corso di quest’anno. E’ la stima contenuta nel rapporto sulla stabilità finanziaria, nell’analisi sui mercati immobiliari. Prima della diffusione del Covid‑19 il ciclo immobiliare in Europa si trovava ancora in una fase espansiva. L’aumento dei prezzi nel mercato residenziale era particolarmente sostenuto in Germania e in Spagna. Pur rallentando, i prezzi continuavano a salire anche nel comparto non residenziale. Nei prossimi mesi è probabile che lo scenario muti radicalmente, sottolinea il rapporto. Nel breve termine il peggioramento delle condizioni del mercato immobiliare potrebbe essere più rapido di quello registrato durante la crisi del 2012. Su un orizzonte più lungo, riassorbiti gli effetti delle misure temporanee di contenimento del contagio, le condizioni cicliche dipenderanno dalle conseguenze della pandemia sui redditi delle famiglie. In Italia i dati relativi agli annunci online mostrano che a partire dalla seconda decade di marzo il numero delle abitazioni proposte per la vendita e l’attività di ricerca dei potenziali acquirenti sono fortemente diminuiti. Questa tendenza risulta particolarmente marcata al Nord, l’unica area dove le quotazioni erano in moderata espansione alla fine dello scorso anno. Secondo le stime, i prezzi delle case scenderanno in misura significativa già nel corso di quest’anno. 

RISCHI PANDEMIA – Anche il settore bancario è esposto alle conseguenze della pandemia; gli intermediari italiani si trovano a fronteggiare i nuovi rischi partendo da una posizione più solida rispetto all’avvio della crisi finanziaria globale. E’ quanto sottolinea Bankitalia nel rapporto sulla stabilità finanziaria. Il calo dell’attività economica riduce la domanda di servizi finanziari e indebolisce la capacità dei debitori di restituire i prestiti. Le tensioni sui mercati finanziari rendono il rifinanziamento all’ingrosso e la raccolta di nuovo capitale più difficili e costosi. La perdita di valore delle attività finanziarie in portafoglio comprime il capitale. Ma, evidenzia il rapporto, gli intermediari italiani si trovano a fronteggiare i nuovi rischi partendo da una posizione più solida rispetto all’avvio della crisi finanziaria globale. Tra il 2007 e il 2019 il rapporto tra il capitale di migliore qualità e gli attivi ponderati per il rischio è quasi raddoppiato, i prestiti sono ora finanziati interamente dai depositi e non si ravvisano segnali di incrinature nella fiducia dei risparmiatori nei confronti delle banche. Le ampie possibilità di rifinanziamento fornite dall’Eurosistema contribuiscono ad attenuare le tensioni sulla provvista. L’incremento della volatilità e la marcata riduzione dei prezzi delle attività finanziarie incidono sulla posizione di solvibilità delle società di assicurazione, che rimane comunque ben al di sopra del minimo regolamentare. La pandemia potrebbe avere effetti significativi anche sulla liquidità e sulla redditività delle compagnie. I fondi comuni aperti italiani hanno fatto fronte regolarmente alle ingenti richieste di rimborso connesse con i forti cali delle quotazioni sui mercati finanziari. I rischi di liquidità per il settore sono contenuti, inclusi quelli che possono derivare dall’aumento dei margini richiesti a garanzia delle operazioni in derivati. 

STABILITA’ FINANZIARIA GLOBALE – “La diffusione della pandemia di Covid-19 accresce notevolmente i rischi per la stabilità finanziaria globale. Per gran parte dei paesi si prospetta un forte calo del prodotto nel 2020, con tempi e intensità della ripresa molto incerti”. “I prezzi delle attività finanziarie – rileva – hanno subito ampie riduzioni e la loro volatilità è aumentata, la liquidità sui mercati è diminuita. È cresciuta la vulnerabilità dei bilanci di famiglie, imprese e intermediari”. 

BANCHE – “Le autorità delle principali aree economiche hanno adottato politiche espansive per contrastare gli effetti recessivi della pandemia e per preservare la stabilità finanziaria. Nell’area dell’euro il Consiglio direttivo della Bce ha varato misure per mantenere elevata la liquidità delle banche e incentivare il credito all’economia: ha avviato un ampio programma di acquisto di obbligazioni pubbliche e private per salvaguardare l’efficacia della politica monetaria comune; ha allentato i criteri di idoneità delle attività stanziabili, anche per attenuare gli effetti prociclici di eventuali riduzioni del merito di credito degli emittenti”. “Le autorità di vigilanza hanno adottato provvedimenti per mitigare gli effetti della crisi sulla solidità degli intermediari e per contrastare possibili restrizioni dei prestiti bancari”, sottolinea Banca d’Italia. 

“Le maggiori banche internazionali sono ben capitalizzate e dispongono di ampie riserve di liquidità per affrontare la crisi in atto; rispetto al passato sono inoltre in media meno esposte ai rischi di mercato, avendo gradualmente ridotto i titoli in portafoglio. Il calo dei corsi azionari delle banche, che in alcuni casi supera il 40% rispetto ai valori di inizio anno, e l’elevata volatilità delle quotazioni rendono più difficoltose le eventuali operazioni di ricapitalizzazione che si potrebbero rendere necessarie”. Per preservare il capitale delle banche e favorire il credito all’economia, rileva la Banca d’Italia, “molte giurisdizioni hanno offerto garanzie pubbliche sui nuovi prestiti erogati, contemperando l’esigenza di contenere le perdite su crediti con quella di garantire un adeguato flusso di finanziamenti alle imprese; diverse autorità di supervisione hanno raccomandato alle banche di evitare o contenere la distribuzione di dividendi e il pagamento di bonus ai dipendenti”. Le tensioni che si sono manifestate sui mercati interbancari, sottolinea la Banca d’Italia, “hanno indotto le banche centrali a fornire tempestivamente liquidità abbondante al sistema bancario, sia nelle valute nazionali attraverso operazioni di pronti contro termine e acquisti di titoli, sia in valuta estera, in modo particolare in dollari statunitensi, mediante linee di currency swaps concordate a livello internazionale”. La crisi scatenata dalla pandemia, rileva ancora la Banca d’Italia, “ha avuto ripercussioni molto negative anche sui mercati azionari globali. In poche settimane gli indici dei principali paesi avanzati sono diminuiti in misura superiore al 30%, pur con decisi recuperi nell’ultimo mese; la volatilità attesa, desunta dalle opzioni sugli indici di borsa, ha raggiunto un picco simile a quello registrato nella fase più intensa della crisi finanziaria del 2008”. Le forti oscillazioni dei prezzi azionari, sottolinea la Banca d’Italia, “hanno determinato frequenti arresti automatici, di natura temporanea, delle contrattazioni (circuit breakers), imposti dalle borse sulla base di regole prestabilite”. Le turbolenze nei mercati finanziari, aggiunge Banca d’Italia, “hanno sottoposto a forte stress gli intermediari non bancari, tra cui molti fondi comuni ed exchange-traded funds (Etf), che, pur investendo in attività illiquide, offrono ai propri sottoscrittori la possibilità di riscattare le quote di partecipazione in tempi brevi. Diversi fondi comuni aperti, soprattutto nei comparti immobiliare, speculativo e del credito, hanno sospeso i riscatti, non riuscendo a fare fronte all’ingente flusso di richieste di disinvestimento registrato nelle fasi più acute delle turbolenze. Come durante la crisi finanziaria del 2008, la Riserva federale ha dovuto istituire un meccanismo di emergenza per fornire liquidità ai fondi che investono in strumenti di mercato monetario”.