Anche la ricerca fondamentale in fisica scende in campo nella lotta al Sars-Cov-2 per la realizzazione di terapie contro il nuovo coronavirus. Un nuovo bersaglio, anzi due, finora sconosciuti nella lotta farmacologica contro il Covid-19 sono stati individuati per realizzare farmaci contro il nuovo coronavirus dalla spin-off italiana Sibylla Biotech raggiunti in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e pubblicati oggi sull’archivio di preprint accademici ArXiv.
Il nuovo orizzonte nella ricerca biomedica per la realizzazione di farmaci contro il Covid-19 raggiunto dall’italiana Sibylla Biotech potrebbe così portarci a terapie che impediscano al nuovo coronavirus di diffondersi nel corpo umano riducendo al minimo gli effetti collaterali e l’evoluzione di resistenze, grazie a una strategia interamente nuova per il design di farmaci contro il nuovo coronavirus.
Sibylla Biotech, una spin-off dell’Infn e delle Università di Trento e Perugia, è, infatti, riuscita a individuare “due bersagli per il design di farmaci, ovvero due ‘tasche’ nelle strutture intermedie di Ace2, una proteina che si trova normalmente sulla superficie delle cellule polmonari – oltre che delle cellule di altri organi come cuore e intestino – e che il virus Sars-CoV-2 usa come ‘porta d’ingresso’ per l’infezione” spiega l’Infn.
L’Infn e Sibylla Biotech evidenziano che “questi due stati intermedi della proteina Ace2, che possono diventare due ‘talloni d’Achille’ per il coronavirus, sono già stati analizzati al calcolatore dalla spin-off per verificare la loro capacità di legare con i circa 9.000 farmaci già commercialmente disponibili oppure in fase di sperimentazione clinica”. “In questa fase preliminare, che dovrà necessariamente essere seguita da test in laboratorio per poter dare risposte definitive, Sibylla Biotech ha già identificato 35 molecole promettenti” affermano Infn e Sibylla.
Tra queste, chiariscono la società di biotech e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, c’è “anche una molecola della famiglia chimica cui appartiene l’idrossiclorochina, che pure risulta legare l’intermedio di Ace2 e verrà valutata in laboratorio insieme ad altre 6 molecole analoghe della stessa famiglia e alle 35 selezionate al computer”. “L’idrossiclorochina sembra limitare la replicazione del virus in vitro ma le sue potenzialità contro il Covid-19 sono molto discusse e controverse. Non è affatto chiaro al momento -argomentano i ricercatori- se l’idrossiclorochina o i suoi analoghi possano o meno essere efficaci contro il Covid-19, ed è bene sottolineare come anche le più avanzate predizioni informatiche siano solo utili punti di partenza per le conferme sperimentali e cliniche. Nell’ipotesi ancora da dimostrare di una qualche efficacia clinica, però, l’analisi di Sibylla potrebbe contribuire a spiegarne il meccanismo d’azione molecolare e contribuire alla messa a punto di protocolli clinici mirati”.
Su richiesta, Sibylla “mette liberamente a disposizione la ricostruzione a livello atomico delle tasche di legame di Ace2, affinché chi possiede molecole proprietarie possa eseguire dei test al computer e quindi in laboratorio su questi bersagli”. Questo della spin-off italiana “è quindi un risultato che può dare un contributo importante nel campo degli antivirali, ma anche una prospettiva per la terapia di altre malattie. La Ceo di Sibylla, Lidia Pieri, sottolinea che “in questo momento storico chiunque abbia un’idea ed i mezzi per poterla sviluppare, anche se solo in parte, deve scendere in campo. Non c’è scelta e la straordinaria risposta dell’Infn, che ci ha messo a disposizione le ingenti risorse di calcolo necessarie per questo studio, dimostra che sono possibili grandi cose”.
Pieri rimarca che “i risultati oggi non sono ancora definitivi, ma avremo presto una risposta dal laboratorio con cui confrontarci. Le informazioni che otteniamo sono liberamente al servizio della comunità. Chiunque può utilizzarle per cercare una cura. Noi -assicura la Cfo- intanto continuiamo a portare avanti la ricerca fin dove possiamo spingerci con i nostri mezzi”. Soddisfazione per il traguardo ottenuto è espressa dal presidente dell’Infn, Antonio Zoccoli.
“Siamo molto soddisfatti – afferma- per questo risultato, seppur preliminare, perché prova l’efficacia della originale strategia elaborata e messa in atto da Sibylla. Ma anche perché testimonia le promettenti prospettive che la ricerca fondamentale in fisica può aprire in altri campi, con lo sviluppo di applicazioni spesso all’inizio inaspettate”. “E, infine ma non ultimo, -argomenta ancora Zoccoli- perché evidenzia il valore e l’efficacia dell’approccio multidisciplinare nella ricerca, ancor più quando si deve far fronte comune nelle grandi sfide scientifiche, come quella che oggi ci vede tutti coinvolti, contribuendo ognuno con le proprie competenze per contrastare la pandemia”.