Covid, 231 vaccini in sperimentazione: quello italiano fra i promettenti

Viaggia ‘ad altissima velocità’ la ricerca per il vaccino contro il Sars-Cov 2 che oggi segna un’importante tappa con l’annuncio, da parte della Russia, del primo vaccino registrato al mondo. Un primato su cui pesano, però, le perplessità di parte della comunità scientifica per i tempi brevi della sperimentazione sull’uomo e la mancanza di dati pubblici sui test di sicurezza ed efficacia effettuati. Più in generale, ad oggi, dalle informazioni pubbliche disponibili, risultano attualmente in fase clinica (sperimentazione sull’uomo) 37 candidati vaccini, su ben 231 su cui sono impegnati ricercatori di tutto il mondo, come si legge nel report dell’Istituto Spallanzani di Roma.  

Al momento, secondo i rilevamenti effettuati dall’Oms e dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine, dei 231 candidati vaccini su cui lavorano gli scienziati di tutto il mondo, 19 sono basati su Dna, 30 su Rna, 49 su vettore virale, 18 su virus attenuato o inattivato, 69 su proteine, 13 su particelle simil-virus, e 33 che utilizzano altre piattaforme o per i quali non si hanno dettagli.  

Per l’Italia lo Spallanzani collabora con le società italiane ReiThera e Takis, che stanno lavorando su due diverse piattaforme alla realizzazione di altrettanti vaccini. Ed è appena partita la selezione dei volontari per i primi test sull’uomo del vaccino italiano Grad-Cov2 prodotto da ReiThera, sostenuto dal ministero della Ricerca con il Cnr e dalla Regione Lazio. Il vaccino italiano gode di un finanziamento iniziale di 8 milioni di euro, 5 erogati dalla Regione Lazio e 3 dal ministero della Ricerca. 

A grandi linee – come indica l’Istituto Spallanzani – si possono distinguere quattro diverse categorie di piattaforme vaccinali: 

– Vaccini a virus, nei quali si utilizza direttamente il virus dopo averlo attenuato o inattivato; è una tecnologia con la quale si realizzano molti vaccini, tra cui quelli per morbillo e poliomielite 

– Vaccini basati sugli acidi nucleici (Dna o Rna), nei quali si utilizzano le informazioni genetiche di una proteina del virus, di solito la proteina spike che si trova sulle ‘punte’ della corona del virus; al momento non esistono ancora vaccini operativi che utilizzano questa tecnologia 

– Vaccini a vettore virale, nei quali si utilizza un virus innocuo per l’uomo, geneticamente ingegnerizzato in modo tale da trasportare le proteine del virus contro il quale si vuole sviluppare l’immunità; il vaccino sperimentato per Ebola nel corso dell’ultima epidemia in Congo utilizza questa tecnologia 

– Vaccini basati su proteine, nei quali si utilizzano le proteine che si trovano sulla superficie del virus, o loro frammenti, oppure ‘Virus-Like Particles’, di fatto l’involucro esterno del virus svuotato del suo contenuto genetico.  

Il candidato vaccino realizzato dal Gamaleya Research Institute, ente di ricerca statale russo, in collaborazione con il ministero della Difesa – appena approvato – è un vaccino a vettore virale che utilizza come navicella l’adenovirus umano, un comune virus del raffreddore, fuso con la proteina spike del Sars-Cov-2 con l’obiettivo di stimolare una risposta immunitaria. Il candidato vaccino Gam-Covid-Vac, secondo quanto ha dichiarato il primo viceministro della Difesa Ruslan Tsalikov alla fine di luglio, tutti i volontari sono risultati immuni e nessuno ha avuto reazioni avverse, per cui il vaccino russo sarebbe pronto. Oggi l’annuncio di Vladimir Putin che ha spiegato come anche sua figlia sia stata vaccinata e come la ragazza abbia avuto solo un po’ di febbre come reazione avversa.