La mascherina è “un piccolo sacrificio necessario anche ad agosto”. Parola di Roberto Burioni, virologo dell’università Vita-salute San Raffaele di Milano, che sul sito ‘Medical Facts’ fa il punto sull’importanza di questo strumento di protezione per limitare la trasmissione di Covid-19.
“Non abbiamo studi controllati che ci indichino con certezza che la mascherina protegga dalla diffusione di Covid-19 – premette – perché sarebbe eticamente inaccettabile condurli; ma abbiamo una serie notevole di aneddoti che sembrano suggerirci che le mascherine possono essere molto utili per impedire la trasmissione di questo contagio e alcuni li abbiamo già raccontati”. E “visto che si tratta di un piccolo disagio, che il costo è minimo e che non ci sono controindicazioni, io la mascherina la porterei. Anzi, io la porto”.
Due esempi arrivano dagli Usa. Il primo “riguarda il Kansas, dove in alcune contee le mascherine sono obbligatorie, in altre no”, spiega il virologo, allegando un grafico da cui si vede che “il virus sembra avere circolato molto meno nelle contee dove si utilizzano le mascherine rispetto a quelle dove non si utilizzano”.
La seconda storia, “ancora più sorprendente, riguarda una parrucchiera di Springfield, nello stato del Missouri. Stava male, aveva la febbre (che si è scoperto dopo essere dovuta a Covid-19), ma ha continuato egualmente a lavorare e ha pure contagiato una collega”.
“Le autorità sanitarie – prosegue Burioni – hanno tentato di rintracciare i 139 clienti che erano stati ‘pettinati’ dalle due e hanno avuto un risultato sorprendentemente positivo. Nessuno di quelli che sono riusciti a esaminare era stato infettato, nonostante fosse stato vicino a una certa sorgente del virus per un tempo variabile tra i 15 e i 45 minuti. Ebbene, a Springfield era obbligatorio portare la mascherina sia per i parrucchieri, sia per i loro clienti – evidenzia – e questo potrebbe giustificare la mancata infezione. Qualcuno mi dirà giustamente: ma forse la parrucchiera non era infettiva! No, le cose non stanno così. La parrucchiera, che non aveva infettato nessuno nel suo negozio, aveva invece infettato a casa il marito, la figlia, il genero e un altro contatto”.
“Ripeto, queste storie sono aneddoti – scrive ancora Burioni – e non costituiscono una prova di efficacia delle mascherine. Però dobbiamo accettare di trovarci in un momento di grande incertezza nel quale siamo costretti a prendere anche decisioni di buon senso senza forti basi scientifiche. Tenere le scuole chiuse, fermare le fabbriche, serrare i negozi, tapparci in casa sono provvedimenti che sono certamente efficaci, ma che hanno un costo sociale ed economico altissimo. Al contrario portare la mascherina, avete capito dove voglio arrivare, è solo questione di abitudine e costa solo un piccolo sacrificio”, sottolinea.
“Ecco, se tutti ci impegnassimo a portare la mascherina negli ambienti affollati con un mimino disagio – rimarca – potremmo forse dare un colpo decisivo alla diffusione del virus. Magari ci accorgiamo che portando la mascherina possiamo trascorrere questo periodo che ci separa dall’arrivo di farmaci e vaccini in maniera tutto sommato normale, senza troppi danni. Per capire se questo è possibile, però, c’è solo un modo: portare la mascherina e vedere cosa succede, accettando il fatto di non avere una controprova e sapendo che potrebbe essere un comportamento eccessivamente prudente, oppure insufficiente a bloccare la diffusione. Però c’è anche la possibilità che se tutti portiamo la mascherina l’infezione non riparte, e rimane a un livello controllabile”.