Covid, dopo 2 mesi strascichi gravi per 15% ex malati

Covid-19 può stravolgere la vita. Lo stanno sperimentando diversi ex pazienti. Si parla di strascichi di salute gravi in alcuni casi e di numerose sequele psicologiche che a Brescia i medici dell’ambulatorio post Covid, operativo da metà aprile alla Fondazione Poliambulanza, hanno riscontrato nei pazienti guariti e dimessi, poi inseriti nel programma di follow up. Il centro che opera in una delle aree lombarde più colpite dall’epidemia ha avviato un monitoraggio per chi ha superato l’infezione da Sars-Cov-2. I primi dati raccolti mostrano che il virus condiziona la vita del 36% degli ex malati.  

Difficile lasciarsi alle spalle l’esperienza vissuta nei mesi clou dell’emergenza. Segni di Covid-19 accompagnano chi torna a casa. Su 261 persone che ad oggi hanno aderito al programma di follow up, circa due terzi ha dichiarato di non avere più problemi e di aver ripreso una vita normale. Sono 168 (il 64%), quindi, gli ex pazienti che non richiedono nuove visite di controllo. Ma il 36%, cioè 93 pazienti, necessita di ulteriori valutazioni, in particolare da parte dello specialista pneumologo. Per loro, cioè per chi è stato ricoverato in Poliambulanza a causa del coronavirus, l’ambulatorio post Covid ha garantito e garantisce programmi di controllo (a 4 mesi per il 43%, dopo 6 mesi per il 30% e fino a distanza di 9 mesi dall’infezione per il 27%). 

“Abbiamo ricontattato gran parte delle persone trattate nei mesi scorsi in corsia e poi dimesse, per verificare il grado di salute degli ex pazienti e scattare una fotografia che metta a fuoco il numero di malati che soffrono di qualche disturbo dopo la risoluzione dell’infezione – spiega Renzo Rozzini, direttore di Dipartimento di Fondazione Poliambulanza – L’età media dei pazienti è di 62 anni, più del 70% maschi, il 24% è affetto da patologie croniche, prevalentemente ipertensione (per questi pazienti la malattia ha frequentemente imposto la necessità di rivalutare la terapia). L’area di disturbi più rappresentata è quella emotiva-affettiva”.  

Circa il 40% dei casi, prosegue Rozzini, “lamenta lo sviluppo di sintomi nuovi, cioè mai manifestati prima della malattia, come labilità emotiva, disturbi dell’umore, ansia (anche crisi d’ansia), insonnia. Si tratta di un fenomeno non irrilevante. In 5 casi il ricovero ha evidenziato noduli polmonari, preesistenti al Covid-19, da seguire nel tempo. Quanto osservato richiama a modificazioni paragonabili a quelle che si osservano nei processi di invecchiamento: la persistenza di sintomi somatici dopo una malattia acuta, la lentezza del recupero (fragilità), la comparsa di sintomi maladattativi”, osserva l’esperto.  

Su questo aspetto, annuncia, “si sta conducendo una ricerca insieme ai colleghi dell’università di Modena-Reggio Emilia. I dati preliminari della nostra valutazione dei pazienti post Covid permettono di affermare la necessità di una valutazione di tutti i pazienti che hanno avuto una Covid sintomatica e di rilevare che circa il 15% dei dimessi ha sintomi da monitorare nel tempo”.  

Per Rozzini, “sarebbe necessario un programma nazionale per affrontare questa realtà ora necessariamente sottostimata, che potrebbe avere un enorme impatto futuro anche in termini di spesa pubblica”.