Rezza: “Covid in stallo, ma impossibile prevedere futuro”

Finora “la prevenzione e il controllo dell’epidemia” di Covid-19 “sono sati il miglior farmaco. Cosa accadrà in futuro? Oggi siamo in una fase di stallo, ma fra uno o 3 mesi non lo sappiamo. E bisogna avere il coraggio di dirlo”. A sottolinearlo è stato Gianni Rezza, capo dipartimento Prevenzione del ministero della Salute oggi durante la presentazione da parte dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) del Rapporto sull’uso di farmaci durante l’epidemia di Covid-19.  

“Non c’è un modello che possa permettere di fare una predizione. Potremmo avere uno stallo per un periodo più o meno lungo, poi focolai che possono mandarci in tilt se non controlliamo bene e ricostruiamo le catene di trasmissione – elenca Rezza – Si potrebbero usare le zone rosse come lockdown contenuti nel tempo e nello spazio per bloccare un’ulteriore epidemia, potremmo avere una nuova ondata”.  

Quando si parla di ondata però, puntualizza l’esperto, “si fa riferimento all’influenza Spagnola ed è un’altra storia”, avverte. “In quel caso c’è stata una prima ondata naturale, mentre noi abbiamo arginato l’ondata di Covid-19 con un lockdown molto duro. Siamo ora il Paese più sicuro d’Europa, ma poi l’epidemia può riemergere o no”. Impossibile sapere se durerà, fa presente.  

Nel caso della Spagnola, ragiona, “la prima ondata si è esaurita, ha creato una certa immunità e c’è stata una seconda ondata naturale invernale”. La situazione di Covid-19 è diversa, sottolinea l’esperto. “Abbiamo in Italia un’epidemia che si è spostata e il virus cerca di reintrodursi. C’è una circolazione a bassa intensità autoctona e una reimportazione di casi da altri Paesi che dobbiamo contenere. Certo non sappiamo se ci riusciremo”. 

“Abbiamo avuto farmaci definiti come miracolosi in partenza che purtroppo si sono rivelati inefficaci, in qualche caso scarsamente efficaci. Dall’idrossiclorochina su cui ci si era concentrati per l’effetto antivirale mostrato in vitro”, già ai tempi della Sars, “fino ad altri come remdesivir che ha mostrato una certa efficacia ma un effetto non molto forte” come quello preventivato “e addirittura l’Avigan: balzato alle cronache come antivirale a tutto tondo si è dimostrato invece un fallimento”, una falsa pista non in linea con le promesse, l’analisi di Rezza. 

Quello che occorre fare ora, sottolinea, “è trovare la popolazione adatta da testare con i farmaci che abbiamo a disposizione. E per il futuro tutti attendiamo l’arrivo degli anticorpi monoclonali, fra poco, che si spera possano dare risultati più soddisfacenti”. “Mi auguro intanto l’arrivo di un vaccino”, anche “per riuscire a tamponare. Se riusciamo a rallentare la progressione” di Covid-19 “evitiamo casi, salviamo vite e diamo tempo all’industria di produrre farmaci e alle agenzie regolatorie di approvarli. Non mi aspetto l’antivirale che risolve la situazione a breve, ma vorrei e spero di essere smentito su questo. Per l’immediato – conclude – in attesa della pallottola magica speriamo di aver imparato qualcosa dagli approcci terapeutici usati”.