Report Covid: “Epidemia in Italia non è finita”

“In quasi tutta la Penisola sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione nella settimana di monitoraggio. Tale riscontro, che in gran parte è dovuto alla intensa attività di screening e indagine dei casi con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti, evidenzia tuttavia come l’epidemia in Italia di Covid-19 non sia conclusa”. Lo si legge nell’aggiornamento del monitoraggio Iss-ministero della Salute per la settimana dall’1 al 7 giugno. 

“È essenziale – segnalano Iss e ministero – mantenere elevata l’attenzione e continuare a rafforzare le attività di testing-tracing-tracking in modo da identificare precocemente tutti i potenziali focolai di trasmissione e continuare a controllare l’epidemia. È anche fondamentale mantenere elevata la consapevolezza della popolazione generale sulla fluidità della situazione epidemiologica e sull’importanza di continuare a rispettare in modo rigoroso tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico”. 

“Complessivamente il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione da Sars-Cov-2 in Italia rimane a bassa criticità. Si osserva una generale diminuzione nel numero di casi ed una assenza di segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali” si legge nell’aggiornamento del monitoraggio Iss-ministero della Salute. 

Tuttavia “persistono, in alcune realtà regionali, un numero di nuovi casi segnalati ogni settimana elevato, seppur in diminuzione. Questo deve invitare alla cautela in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione di Sars-Cov-2 è ancora rilevante”. 

La relazione riporta una analisi dei dati relativi al periodo successivo alla seconda fase di riapertura avvenuta il 18 maggio 2020: “Per i tempi che intercorrono tra l’esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi e tra questo e la diagnosi e successiva notifica, verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione 2-3 settimane prima, ovvero tra la prima e la seconda fase di riapertura (tra l’11 e il 25 maggio 2020)”. 

In generale, “la situazione descritta in questo report, relativa prevalentemente al periodo tra la prima e la seconda fase di transizione, è complessivamente positiva” conferma il report. “Le misure di lockdown in Italia – si legge – hanno effettivamente permesso un controllo dell’infezione da Sars-CoV-2 sul territorio nazionale pur in un contesto di persistente trasmissione diffusa del virus con incidenza molto diversa nelle 21 Regioni/Province autonome”.  

“Permangono segnali di trasmissione con nuovi casi diagnosticato nella settimana di monitoraggio e con possibile insorgenza di focolai”, avverte però il report. “Questo descrive una situazione ancora epidemiologicamente fluida che richiede il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione – si sottolinea – quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico. È necessario mantenere elevata la resilienza dei servizi territoriali per continuare a favorire la consapevolezza e la compliance della popolazione, realizzare la ricerca attiva e accertamento diagnostico di potenziali casi, l’isolamento dei casi confermati, la quarantena dei loro contatti stretti. Queste azioni sono fondamentali per controllare la trasmissione ed eventualmente identificare rapidamente e fronteggiare recrudescenze epidemiche”. 

“La situazione epidemiologica in Italia continua a migliorare e l’incidenza di Covid è in diminuzione in tutte le Regioni – dice il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza – Il valore Rt è al di sotto 1 in tutte le aree del Paese. Naturalmente il virus continua circolare, anche se con bassa intensità per cui non si può escludere l’occorrenza di possibili focolai. Le autorità devono intervenire prontamente per contenere questi focolai. Soprattutto è bene che si mantengano comportamenti adeguati come il distanziamento sociale per ridurre al minimo la velocità di circolazione del virus”.