A pochi giorni dalla riapertura fra le regioni “i numeri confortano: c’è una progressiva flessione dei nuovi contagi, così come c’è un evidente calo dei ricoveri ospedalieri, soprattutto nelle terapie intensive. Basti pensare che oggi siamo sopra a 250 persone ricoverate in terapia intensiva, quando il 3 aprile eravamo sopra le 4.000 unità. Ma questo non deve indurci ad allentare i comportamenti improntati alla responsabilità individuale”. Lo ha spiegato a ‘Timeline’ su SkyTg24 il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus, sottolineando che “il virus continua a circolare, seppure in maniera meno intensa, e quindi dobbiamo continuare su questa linea di prudenza” fino all’azzerarsi dei contagi. 

E questo “ben tenendo conto del fatto che in altre aree del mondo, come l’America Latina e il Brasile, assistiamo a quell’ondata epidemica importante a cui abbiamo dovuto far fronte noi tra febbraio e marzo”. Quanto alla Lombardia, “che è stata quella più investita dal fenomeno, è anche la regione a più alta densità di popolazione”, e bisogna tener conto che la discesa delle epidemie “è più lenta dell’ascesa”. E questo, secondo l’esperto, spiegherebbe l’attuale situazione nella regione.  

Ma qual è l’identikit dei contagiati? Adesso “la maggior parte dei contagi si osserva in ambito familiare”, sottolinea Locatelli. “Qualcuno viene identificato anche grazie a test sierologici, e poi viene sottoposto al tampone, così si riscontra una positività in questo ambito”. Quanto ai tempi di incubazione, “la media è tra 5 e 7 giorni”, conclude l’esperto. 

Il nuovo coronavirus si è indebolito? “Per definire un indebolimento del virus dovremmo avere l’evidenza dal sequenziamento di ceppi virali che vi è stata la presenza di mutazioni che, in qualche modo, hanno ridotto il potere di aggressione del virus. Noi queste evidenze non le abbiamo affatto”, dice poi Locatelli. 

“Si è ridotto sia il numero di soggetti contagiati sia la gravità delle manifestazioni cliniche”, rileva comunque l’esperto. “Questo fa riferimento alla carica virale”, spiega Locatelli, che chiama in causa le misure di protezione individuale e la possibilità di diagnosi precoci. Così oggi “i malati che afferiscono alle strutture ospedaliere sono meno gravi” e “sono in numero minore. Anche un effetto esperienza nel trattare questi malati ha influito, e abbiamo evidenze che alcune terapie” adottate si sono rivelate utili. 

“La Lombardia ha avuto un’ondata epidemica clamorosamente superiore rispetto a quella di tutte le altre regioni. Ed è chiaro che i presidi ospedalieri si sono trovati a gestire un numero incredibilmente elevato di malati gravi”, ha sottolineato ancora l’espert. “Credo che uno dei pregi di questo Stato sia la divisione dei poteri. La magistratura sta facendo il suo lavoro, vedremo quello che emergerà”, ha aggiunto alludendo alle inchieste aperte sulla sanità lombarda. 

Quella dell’esperta dell’Oms sugli asintomatici “credo non sia stata un’uscita fra le più felici”, ha detto ancora l’esperto, precisando che “i cosiddetti asintomatici possono essere pre-sintomatici e paucisintomatici in una fase prima di sviluppare sintomi. Poi ci sono gli asintomatici” veri e propri. “Abbiamo delle pubblicazioni scientifiche che documentano come anche un asintomatico può avere carica virale significativamente elevata” e dunque “i soggetti asintomatici hanno la possibilità di infettare”.  

“Tendenzialmente il carico virale è più elevato nei sintomatici, e quindi la capacità di trasmettere l’infezione è più elevata – ha aggiunto Locatelli – Ma ad esempio il caso della Diamond Princess dimostra” che c’è stata “una diffusione del contagio anche da parte degli asintomatici”.