di Margherita Lopes
La pandemia ‘pesa’ sulla salute mentale di medici e infermieri coinvolti in prima linea nell’emergenza. “Lo aveva già rilevato un’analisi condotta in Cina sugli operatori sanitari di Whuan, e ora lo confermiamo con questa indagine”, spiega all’Adnkronos Salute Rodolfo Rossi, psichiatra e assegnista di ricerca all’Università Tor Vergata di Roma e primo autore dello studio appena pubblicato su ‘Jama’. L’indagine, la prima del genere condotta in Italia, mostra che medici e infermieri in prima linea contro Covid-19 sono stati esposti a livelli elevati di eventi stressanti e presentano “in circa il 50% dei casi sintomi post-traumatici legati a stress, depressione, ansia e insonnia”.
Il lavoro, condotto dall’Università dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, ha coinvolto un totale di 1.379 operatori sanitari che hanno compilato un questionario ad hoc. Dopo aver valutato le risposte, è emerso che 681 operatori (49.38%) mostravano sintomi ‘spia’ di stress post-traumatico; 341 (24.73%) di depressione; 273 (19.80%) di ansia; 114 (8.27%) insonnia e 302 (21.90%) stress.
Il questionario, rivolto specificatamente agli operatori sanitari, è stato diffuso online su tutti i social network. Il periodo di indagine corrispondeva ai giorni immediatamente precedenti al picco in Italia, si legge nello studio: giorni in cui i servizi sanitari del Paese erano sotto pressione. “Abbiamo esaminato anche le caratteristiche del lavoro degli operatori, cioè se erano in prima o seconda linea. Scoprendo chiare associazioni tra i sintomi e il fatto di lavorare in prima linea, aver avuto un collega contagiato o morto ed essere giovani e donne”, spiega Rossi. Inoltre l’esposizione al contagio è stata associata ad un maggior rischio di depressione.
“Appare chiaro che la ‘mazzata’ c’è stata. Inoltre lo stress post traumatico si manifesta subito, ma ha anche un’onda lunga a sei mesi. Monitoreremo la situazione con un follow up già nei prossimi mesi, per valutare l’evoluzione delle condizioni degli operatori sanitari”, conclude Rossi.