I tamponi per la diagnosi di Covid-19 non vengono sempre effettuati dove ‘servono’: non c’è chiara correlazione, infatti, tra incidenza dei nuovi casi e numero di tamponi effettuati. Le Regioni italiane con maggiore incidenza settimanale dell’infezione sono Liguria e Lombardia (26 casi ogni 100.000 abitanti), con un valore sensibilmente in diminuzione della Lombardia rispetto alla scorsa settimana (42 casi ogni 100.000 abitanti). Entrambe però effettuano un numero di tamponi per 1000 abitanti pari a quelli della Basilicata, in cui l’incidenza è di appena 7 casi ogni 100.000. Sono alcuni dei dati dell’ottavo Instant Report Altems Covid-19, il report settimanale dell’Alta Scuola di Economia e management dei servizi sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma.
Eppure, soprattutto in fase 2 – rileva il documento – è fondamentale il rapporto tra numero delle persone positive e il numero di persone testate ogni settimana. Si passa da valori prossimi allo zero (Umbria, Sardegna, Basilicata e Calabria) fino al 6% della Liguria. La Lombardia è al 5%, la media italiana al 2%. “In Liguria e Lombardia – sottolinea Americo Cicchetti, ordinario di Organizzazione aziendale presso la Facoltà di Economia (campus di Roma) dell’Università Cattolica, che coordina lo studio – la quota della popolazione testata sembra molto bassa considerando l’alta incidenza dei contagi registrata nell’ultima settimana: anche se il numero di nuovi casi è in calo, questo non deve portare ad abbassare la guardia. Veneto, Friuli Venezia Giulia, Province Autonome di Bolzano e Umbria sono le Regioni più previdenti sotto questo punto di vista. Infatti, a fronte di una incidenza settimanale di nuovi casi sotto la media nazionale, associano un elevato rapporto tra popolazione e tamponi”.
Le Regioni continuano a differenziarsi in termini di strategia di ricerca del virus attraverso i tamponi, anche se il trend nazionale è in crescita: rispetto alla settimana scorsa, in Italia il tasso per 100.000 abitanti è passato da 7,07 a 7,14.
Il tasso settimanale più basso si registra in Puglia (3,06 tamponi per mille abitanti nell’ultima settimana); il tasso più alto si registra nella Pa di Trento (28,38 per mille abitanti) subito dopo la Valle d’Aosta con 17,89 per mille abitanti. Il Lazio si ferma a 4,90, sotto la media nazionale (7,14 tamponi per mille abitanti). Osservando il dato dall’inizio dell’epidemia a livello nazionale il 3,31% ha ricevuto il tampone. Il valore massimo in Valle d’Aosta con il 7,85, il minimo in Campania (1,19%).
70% REGIONI HA PIANO PER FAR RIPARTIRE SANITÀ – Il 70% delle Regioni italiane ha definito pratiche e raccomandazioni che stanno consentendo di far ripartire l’attività ambulatoriale e chirurgica in elezione, sospese durante la Fase 1 dell’emergenza dovuta alla diffusione del Covid-19, stando a quanto rivela l’ottavo Instant Report Altems Covid-19.
Nella Fase 2 assume estrema rilevanza l’analisi della ‘readiness’ delle Regioni. Sale a 9 il numero di quelle che hanno definito, seppure con diverso grado di dettaglio, l’assetto della rete ospedaliera per il Covid-19. L’analisi ha messo in risalto la netta differenziazione tra il Centro-Nord del nostro Paese e il Sud. Infatti, al momento solo la Sicilia sembrerebbe aver definito le modalità organizzative per l’assistenza ospedaliera da dedicare ai pazienti con coronavirus tra le Regioni del Sud.
Continua l’implementazione di soluzioni di telemedicina: crescono del 10% in più rispetto alla settimana scorsa (totale attuale 138). Aumenta significativamente il numero delle soluzioni per assicurare l’accesso alle cure dei pazienti ordinari (+10%), rispetto a un aumento del 7% delle soluzioni dedicate ai pazienti Covid-19. Sempre più attenzione ai pazienti non-Covid in epoca di Covid. Le televisite costituiscono circa il 46% del totale delle prestazioni, e sono eseguite per il 30% con il telefono e oltre il 55% con l’uso di sistemi web pubblici di comunicazione.