Coronavirus, Ricciardi: “Abbiamo un caso Lombardia”

“Abbiamo un caso Lombardia, e probabilmente anche un caso Piemonte. L’epidemia in Lombardia non è mai finita. E anche in Piemonte: stiamo parlando ancora di numeri a 3 cifre”. Lo ha sottolineato Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza Covid-19 e advisor del Think Tank ‘Welfare, Italia’, in occasione del webinar ‘Il futuro delle politiche sanitarie in Italia e in Europa’. In altri Paesi, con questi numeri, “sarebbero tornati al lockdown”. La Lombardia “è la locomotiva economica del Paese: una regione che da sola equivale alla Svezia, con una così grande circolazione di uomini e mezzi”, tale da ostacolare lo stop ai contagi. Ma ha senso una ripartenza diversa per le varie aree in base ai casi? “Se tu hai una situazione epidemica sotto controllo, con zero casi in alcune Regioni e in altre invece un andamento a tre cifre – si chiede Ricciardi – perché nelle prime non devi riaprire le attività, e anche le scuole, là dove la situazione è sotto controllo?”. 

GLI EFFETTI DELLE RIAPERTURE – “Fra due settimane vedremo gli effetti della riapertura del 18 maggio, che è una riapertura che prevede anche un’intensa mobilità sociale. E fra due settimane vedremo le conseguenze”. Ma cosa ci si aspetta? “Non voglio spaventare nessuno – ha detto Ricciardi – ma probabilmente in alcune aree vedremo un aumento dei casi, mentre in altre regioni che sono a casi zero la situazione può essere tenuta sotto controllo. Per me c’è una grande attenzione da prestare soprattutto in Lombardia e Piemonte”. 

“NON ABBASSARE LA GUARDIA” – “Questo è un virus che si è specializzato, è persistente. Non dobbiamo abbassare la guardia”. “Rispetto alla Sars, alla Mers, questo virus ha una capacità di diffondersi molto maggiore, perché si diffonde tra gli asintomatici”, oltre che “in paucisintomatici, sintomatici e in soggetti in cui la sintomatologia si è risolta e dunque apparentemente sani”. “Inoltre – aggiunge Ricciardi – colpisce tutti gli organi, e quello che non sappiamo è come mai in alcuni casi con sintomatologia benigna” e in altri no. “E’ un virus persistente, anche quando viene superato dà dei danni che ancora dobbiamo affrontare. Questo è il nostro nemico, contro il quale non dobbiamo abbassare la guardia”. Per l’esperto, insomma, “non possiamo parlare di post pandemia come se la pandemia fosse finita”. Ma da quanto tempo è in giro il virus? “E’ molto difficile. Sappiamo che il virus circolava da gennaio – conclude – se poi circolasse anche da prima nessuno lo sa”. La Germania “ci ha detto che il caso 0 in Italia è stato un manager tedesco, che era tornato dalla Cina ed era andato a Codogno”.  

“SISTEMA SANITARIO INDEBOLITO DA TAGLI” – “La pandemia si è scatenata su un sistema sanitario nazionale indebolito da anni di tagli brutali”. Già solo il confronto con le terapie intensive tra Italia e Germania aiuta ad avere un quadro: “Avevamo 5.000 letti in Italia per 60 milioni di abitanti, contro i 28 mila della Germania per 80 milioni di abitanti. Ecco perché la Germania non ha mai avuto problemi di saturazione”, ha ricordato Ricciardi. “E pensate che alcune tra le migliori strutture del nostro Paese si sono trovate a combattere a mani nude contro il virus”. Inoltre in Italia a un certo punto “nelle terapie intensive c’erano solo pazienti Covid, ecco perché la mortalità per infarto acuto del miocardio è aumentata”, ha detto Ricciardi. Poi bisogna sottolineare la “grandissima capacità di reazione del nostro Paese, che ha fatto una cosa straordinaria, raddoppiando i posti di terapia intensiva nell’arco di due mesi”, aggiunge l’esperto. “Non l’ha mai fatto nessun Paese al mondo. Non solo, in due mesi – continua – il ministro Speranza è riuscito a finanziare quello che non era stato finanziato negli anni precedenti. Ora possiamo fare decine di migliaia di assunzioni e investimenti.Ma il problema è che resta la vecchia governance”, insomma la palla passa alle Regioni. Per Ricciardi “dobbiamo apprendere la lezione e intervenire” per ridisegnare e mettere in sicurezza il nostro Ssn. Ma lo faremo? “Non lo so. I tempi sono brevi e la memoria è labile”. Ma cosa fare? “Occorre creare negli ospedali percorsi differenziati, dedicati al Covid, e lo dovremmo fare in tempi brevi, perché ottobre è dietro l’angolo. Dovremo poi ripensare il rapporto tra medici di medicina generale ed Ssn profondamente. Infine c’è il capitolo della medicina territoriale. Non possiamo perdere questa occasione: non è a rischio solo la sopravvivenza del Ssn ma anche la sopravvivenza e la salute della popolazione”, ha detto Ricciardi. 

“I SEGNALI C’ERANO” – “Non è vero che questo evento era imprevedibile: c’erano tutte le evidenze che una cosa simile sarebbe potuta accadere”, ovvero il salto di un virus dall’animale all’uomo con potenzialità pandemiche. “Le cose si prevedono, si studiano e si evitano se si analizzano i dati”, aggiunge Ricciardi. 

L’esperto ricorda di aver partecipato insieme all’allora ministro della Salute Girolamo Sirchia “alla lotta contro la Sars, insieme a Ferruccio Fazio alla lotta contro l’influenza pandemica e insieme a Beatrice Lorenzin all’emergenza Ebola”. E che la minaccia di oggi era stata anticipata non solo dagli scienziati, “ma da un’imprenditore come Bill Gates”.  

I TEST SIEROLOGICI – “Ci sono oltre 100 test sierologici ma molti” non sono attendibili. Secondo l’esperto il problema sta nei criteri richiesti per l’immissione di questi test sul mercato: “E’ richiesto solo che non siano dannosi per la salute, ma su sensibilità e specificità non dicono nulla. Avere un test sierologico sensibile e specifico serve, ma l’unico test dirimente è quello molecolare, da noi detto tampone”, dice Ricciardi.