Ricciardi: “Terapia plasma? Promettente ma complicata”

La terapia con il plasma iperimmune “è molto interessante e importante, è un approccio molto sofisticato, bisogna saperlo fare e avere grandi tecnologie. Consiste nel trasferire gli anticorpi naturali da soggetti guariti e quindi immuni ad altri con forma grave. Si è visto da alcune sperimentazioni che sta funzionando”. Lo ha spiegato Walter Ricciardi, rappresentante italiano nel Comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità e consigliere del ministro della Salute Speranza, rispondendo alla domande al termine della lezione in streaming di ‘Maestri d’Italia’, il programma di Tim – Operazione Risorgimento. 

Questo approccio terapeutico “è molto difficile, costoso e complesso. Se questi anticorpi naturali funzionano, la grossa sfida è produrli artificialmente e in larga scala, altrimenti si potrebbero proteggere e curare poche persone. E’ comunque un approccio molto promettente, se ne parla poco perché è complesso da spiegare e da fare, ma su cui si sta lavorando anche in Italia”.  

Ai diciotteni, che forse più di altri hanno accusato il sacrificio di stare a casa e lontani dagli amici, “dico di stare attenti finché non avremo un vaccino o un farmaco specifico che ci fa stare tranquilli. Questa è una malattia pericolosa per i soggetti più fragili come gli anziani, ma che può far tanto male anche ai più giovani. Meglio allora stare distanti, più al sicuro dal punto di vista fisico, meno dal punto di vista emotivo”, il messaggio di Ricciardi ai ragazzi. 

Per quanto riguarda l’app di tracciamento, “da sola non è risolutiva – continua Ricciardi al termine della lezione -, è uno strumento d’allarme rapido, che però ha bisogno del supporto del sistema sanitario e degli operatori. Da tecnico, non sono molto soddisfatto dell’App, perché quello che sta succedendo nei Paesi democratici e’ una grande discussione, giusta che però fa perdere tempo e fa vincere il virus”. 

“Non voglio arrivare agli estremi di un Paese autoritario come la Cina, perché sono troppo forti – precisa -. Ma senza geolocalizzazioni, anche soltanto con il bluetooth è possibile individuare le persone che sono entrate in contatto con positivi”.  

“In questo momento c’è grande resistenza e prevale l’approccio della privacy. Gli inglesi sono molto pragmatici, si sono sottratti alla dialettica Facebook-Google e hanno deciso di fare un’App centralizzata con geolocalizzazioni: sono una democrazia che ha scelto un approccio molto forte. Io spero che” in Italia si trovi “un equilibrio, che però non sia un equilibrio che preservi la privacy senza bloccare il virus”.