di Margherita Lopes
“Massimo interesse sull’uso del plasma dei guariti” contro Covid-19, “ma anche rigore: occorrerà validare i dati ottenuti” dalla prima sperimentazione italiana “con uno studio clinico controllato”. Parola di Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Onco-ematologia e Terapia cellulare e genica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e componente del Comitato tecnico scientifico sull’emergenza Covid-19, interpellato dall’Adnkronos Salute sul plasma dei guariti, tema ormai al centro di un dibattito quasi ‘da stadio’ che divide medici e commentatori. “La comunità scientifica è in trepidante attesa dei risultati della prima sperimentazione, avviata dai colleghi di Pavia e Mantova”, assicura Locatelli.
“Bisogna premettere che l’uso del plasma dei guariti da una malattia infettiva è una procedura ben nota: l’obiettivo è trasferire anticorpi in grado di neutralizzare un patogeno da un soggetto guarito a uno malato. Si tratta di un approccio esplorato in Cina su piccoli numeri contro Sars-CoV-2 – sottolinea lo specialista – con risultati alterni: alcuni studi hanno portato dati incoraggianti, altri non li hanno confermati. Lo studio condotto tra Pavia e Mantova è un lavoro importante, e l’intera comunità scientifica è in trepidante attesa dei risultati – ribadisce l’ematologo – Poi però servirà la validazione dei dati con uno studio clinico controllato”. Ovvero un lavoro che permetterà il confronto fra un gruppo di pazienti trattati con il plasma iperimmune e un altro che non ha ricevuto questo trattamento. “Solo in questo modo avremo dati solidi sull’efficacia di questo approccio”.
Insomma, non si vuole negare “l’importante contributo della ricerca condotta a Pavia e Mantova, ma è bene ribadire la necessità di rigore metologico per validare un approccio a cui guardo con massimo interesse, ma non acriticità”, conclude Locatelli.