di Margherita Lopes
Mentre la Gran Bretagna annuncia di aver prenotato da settembre 30 milioni di dosi del candidato vaccino anti-Covid Oxford-Irbm, e gli Usa investono direttamente in più di un progetto, c’è il rischio che l’Italia sia tagliata fuori dalla corsa al vaccino? “In questo momento si sente di tutto e di più: ho sentito parlare qualcuno addirittura del prezzo del vaccino, che naturalmente non è stato ancora determinato. Ebbene, ci sono più di 100 candidati in sviluppo, fra i quali 8 in fase di studio sull’uomo, e alcuni stanno andando molto bene. In questo tipo di ricerca ci sono molti fallimenti, ma potremmo anche arrivare ad avere più di un vaccino. Ecco allora che è importate programmare. E spetta alle istituzioni fare programmazione e piani strategici”. A dirlo all’Adnkronos Salute è il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi.
“C’è da dire che aver messo un esperto come Giovanni Rezza alla Prevenzione del ministero della Salute è un ottimo segnale – aggiunge – All’industria, invece, spetta farsi trovare pronta”. L’Italia, che dal canto suo ha investito direttamente nel progetto Spallanzani-Reithera, deve dunque “programmare con largo anticipo. Anche perché, posso assicurarlo, non interessa a nessuno fare un vaccino solo per una parte della popolazione. E – sottolinea Scaccabarozzi – non vedo il rischio” che gli italiani arrivino ultimi nell’accesso al vaccino. Questa crisi, però, ha messo in luce ancora una volta l’importanza della ricerca: “Dobbiamo avere il coraggio di investire di più in questo settore. Sapendo comunque che siamo in un mondo globale e che la ricerca viene messa a disposizione a livello globale”.
Se dà più parti c’è il timore di una sorta di diritto di prelazione dei Paesi che hanno scommesso, con forti investimenti, su alcuni candidati vaccini, Scaccabarozzi torna a sottolineare le priorità in questo momento: “La ricerca non è esclusiva di nessuno, ma di chi la fa. E bisogna sapere che nel caso dei vaccini è più complicato rispetto ai farmaci farsi trovare pronti: il processo produttivo è lungo e complesso. Ecco perché ribadisco che occorre programmare per tempo”.
Quanto alle sperimentazioni di nuovi e vecchi farmaci contro Sars-CoV-2, fra cui anche numerosi anticorpi monoclonali, “per sconfiggere un virus – dice il presidente di Farmindustria – ci vuole un antivirale. Ma la ricerca ci ha detto che esistono molecole che aiutano a contrastare gli effetti di questo virus, e abbiamo già visto risultati incoraggianti. Se confermati da studi più ampi e con gruppi di controllo, potremmo tradurre i risultati di queste ricerche in messaggi positivi”.