(Adnkronos) – “L’epatite C è una malattia dalle conseguenze molto gravi, sappiamo tutti che si trasmette attraverso trasfusioni di sangue e rapporti sessuali. Una delle categorie più a rischio di contrarre infezioni sessualmente trasmissibili è quella dei giovani adolescenti, ma non dobbiamo dimenticarci dei più anziani. Per questo motivo chiediamo di puntare su uno screening più strutturato e non limitato solamente a chi è nato tra il 1969 e il 1989. E’ necessario ora procedere con le classi più anziane, a partire dai nati del 1948. L’ampliamento degli eleggibili da noi richiesto con un emendamento, poi bocciato, è anche senza nuovi oneri per lo Stato e per la finanza pubblica”. Lo ha detto l’ex ministra della Salute, Beatrice Lorenzin (Pd), a margine del convegno ‘Strategie di screening e prevenzione dei tumori digestivi: il Progetto europeo’, promosso a Roma dalla Fondazione per le malattie digestive (Fmd) per illustrare le raccomandazioni europee e le azioni utili da mettere in campo in Italia affinché sia promosso uno stile di vita più sano e siano incentivati programmi di prevenzione.
“L’epatite C è una malattia subdola – spiega Lorenzin all’Adnkronos Salute – che impiega anni per dare quel quadro clinico che rende evidente la malattia anche agli occhi del paziente. Quindi per prevenire tutto questo bisogna fare gli screening, perché arrivare prima alla diagnosi consente a queste persone non solo di non evolvere nella malattia, ma di guarire e soprattutto di non trasmettere l’infezione. Ma programmi di screening vanno rivolti non solo alla popolazione a rischio. Questo il senso dell’emendamento che è stato bocciato”.
Da qui l’auspicio dell’ex ministro: “Sono fiduciosa che, attraverso una sensibilizzazione anche del ministero della Salute, si riesca a trovare le risorse, circa 5 milioni, per ampliare la fascia d’età della popolazione generale da screenare”. Anche “se l’emendamento non rientra più nel Milleproroghe – precisa Lorenzin – basta l’azione del ministro Schillaci per arrivare all’obiettivo che è un obiettivo di tutti – società scientifiche, associazioni dei pazienti – ovvero eliminare la malattia ed evitare che le persone contraggono l’infezione”.