(Adnkronos) – “Per il lupus eritematoso sistemico, così come per la nefrite lupica, abbiamo a disposizione farmaci biologici. Tuttavia il nodo resta sempre lo stesso: la diagnosi di Les è ancora tardiva, può arrivare anche dopo mesi. Troppo tempo, dal momento che abbiamo le armi per contrastare la patologia e che la terapia può essere avviata in modo tempestivo a patto che la diagnosi sia davvero precoce”. Così Rosa Pelissero, presidente Gruppo Les italiano, organizzazione di volontariato di supporto per persone affette da lupus eritematoso sistemico (Les), intervenendo oggi a Roma alla conferenza stampa ‘Quando il lupus attacca il rene’.  

“Tra la popolazione c’è ancora molta disinformazione sulla malattia – lamenta Pelissero – anche tra i medici stessi, ad eccezione di reumatologi e nefrologi. Risultato? Spesso i pazienti sono costretti a fare i cosiddetti ‘viaggi della speranza’, ma in questo modo passa del tempo prima di arrivare ad una diagnosi certa”. Per questi motivi, sottolinea, “il Gruppo Les italiano finanzia la ricerca medica e gli ambulatori multidisciplinari per la cura del lupus, strutture dove la presa in carico del paziente è a 360 gradi”. Pazienti che “hanno diritto ad un inquadramento precoce della patologia” e a una “diagnosi precisa del coinvolgimento dell’organismo, per poi poter avere il trattamento più appropriato”.  

Il lupus, ricorda la portavoce dei pazienti, “è detta anche malattia dai mille volti perché ha tutta una serie di sintomi, colpisce vari tessuti e organi diversi: pelle, articolazioni, polmoni, cuore e reni. Da qui la necessità di gestire il paziente con un approccio multidisciplinare. Come dicono i nostri esperti, un lupus che nasce solo con problemi articolari non sempre rimane in questa fase, anzi può improvvisamente sviluppare un problema più serio, quindi è importantissimo l’aspetto multidisciplinare. Il trattamento presso centri di eccellenza, in cui reumatologo e nefrologo lavorano insieme e con altri specialisti, rappresenta la modalità più efficace per una gestione ottimale della patologia”.  

Infine, sulla disponibilità di belimumab, anticorpo monoclonale che risponde anche ai bisogni dei pazienti con nefrite lupica, Pelissero non ha dubbi: “Per i pazienti con nefrite lupica qualsiasi nuova terapia è sempre un evento positivo, noi siamo felici quando arrivano nuovi farmaci”. La nefrite lupica “è una complicanza del lupus eritematoso sistemico, una condizione che cambia la vita del paziente, di conseguenza avere un farmaco per questa malattia che non porti i pazienti in dialisi è un grandissimo vantaggio”.