(Adnkronos) – “Non possono più fare a meno degli schermi, hanno dimenticato gli odori e il contatto”. Un abbraccio? Meglio una call. E’ l’espressione di una nuova forma di abuso “sempre più frequente” fra i giovani: la “dipendenza da digital media”. A lanciare un monito su quella che è una “dipendenza analoga, a livello cerebrale, a quella da sostanze stupefacenti o da alcol”, è Claudio Mencacci, direttore emerito di Psichiatria all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano e co-presidente della Società italiana di neuro-psico-farmacologia (Sinpf), in congresso da oggi a Milano e Venezia.  

“Oggi abbiamo una generazione – evidenzia all’Adnkronos Salute – che è esposta a una serie di rischi e che deve essere edotta, insieme ai propri genitori, sulle modalità corrette” di approcciarsi per esempio al mondo digitale, “perché non va demonizzato nulla ma le persone vanno messe nelle condizioni di prendere il positivo da questi strumenti”. Covid, segnala, ha incrementato il peso della digital dipendenza, in una generazione di “annoiati” e in un’epoca dominata dalla logica del “tutto e subito”. “Abbiamo visto tra i ragazzi una crescita delle dipendenze negli ultimi 5 anni, e con il Covid il balzo della depressione e sicuramente della dipendenza da Internet. Anche lì – stima – si parla di percentuali che si avvicinano a un +20%”.  

Ci sono giovani, continua Mencacci, “che preferiscono stare sui social media piuttosto che uscire”. “E’ il momento del più grande attacco che il sentimento della noia sta ricevendo. Viene fatto tutto per sconfiggere la noia: l’uso di alcuni tipi di psicofarmaci a scopi ricreativi, l’abuso di social”. Questa viene vista dallo psichiatra come una molla forte che spinge a tuffarsi nel digitale. “Perché tutto è diventato immediato, istantaneo, ogni risposta deve essere subito. Il concetto di attesa sembra abolito, la frustrazione da mancata risposta o attesa di una risposta è abolita. Abbiamo una generazione che è esposta dipendenza e che non tollera frustrazioni e noia”.  

I ragazzi “vanno invece riportati alle relazioni umane, va spiegato loro che le relazioni umane hanno i loro tempi, che non siamo ‘machine learning'”, è l’appello. “Il tema è l’immediatezza che sta generando un’impulsività e un discontrollo emotivo frequente”. Che ne è delle serate ‘occhi negli occhi’, si chiede Mencacci. “Abbiamo messo da parte il tatto, il contatto, l’odore – conclude – Sono condizioni che per noi erano importanti. Oggi ci siamo dimenticati di abbracciare. E più facile dirci: ‘facciamo una call'”.