“Ora più che mai c’è l’esigenza di un ‘new deal’ per il rilancio delle vaccinazioni di adulti e anziani, ponendo fine ad annose questioni amplificate dal Covid. Il vero cambio di marcia non potrà realizzarsi senza una spinta concreta all’informatizzazione e alla digitalizzazione dell’anagrafe vaccinale. Anche questa è una lezione che abbiamo imparato dalla pandemia, non sprechiamo l’occasione di riflettere sulla centralità della prevenzione e sulle migliori strategie per rilanciarla”. E’ l’appello che arriva da Roberto Bernabei, geriatra e presidente di ‘Italia Longeva’, che oggi ha promosso il virtual workshop ‘Le vaccinazioni degli anziani in epoca Covid – Pratiche routinarie e innovative per orientare il cambiamento’.
“Hub vaccinali, vaccinazioni ‘drive-in’, camper vaccinali sono solo alcune delle soluzioni adottate in emergenza Covid che per la loro facile accessibilità ai cittadini e per la capacità di vaccinare rapidamente grandi numeri, potrebbero rivelarsi efficaci anche per le vaccinazioni ‘ordinarie’ di adulti anziani (influenza, polmonite pneumococcica, herpes zoster), ancora lontane dal raggiungere livelli di copertura ottimali”, come ha evidenziato la prima ‘Indagine sulla vaccinazione degli anziani e dei fragili in epoca Covid’, realizzata da Italia Longeva, l’associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva del ministero della Salute e presentata oggi al workshop.
“Mai come quest’anno, la vaccinazione ha rappresentato una chiamata alle armi necessaria per proteggere chi è più fragile – ha sottolineato Bernabei – È ora necessario fare tesoro di quanto di buono è stato implementato a livello locale per superare le tradizionali barriere culturali, organizzative e professionali che impediscono alla vaccinazione di decollare e di raggiungere le coperture auspicate per la protezione dei soggetti anziani e ad elevata fragilità”.
L’indagine, partendo da una revisione della letteratura scientifica che identifica gli interventi più promettenti per il raggiungimento di buone coperture vaccinali tra gli adulti anziani, ha coinvolto i servizi di prevenzione di 9 realtà regionali che coprono un bacino di utenza di circa 24 milioni di cittadini, per approfondire le esperienze potenzialmente più efficaci e le migliori soluzioni implementate sul campo.
“Non soltanto infrastrutture più adeguate e utilizzo di grandi spazi, ma anche maggiore accessibilità dei luoghi destinati alla vaccinazione, ampliamento delle categorie di attori coinvolti nella prevenzione vaccinale (oltre ai medici di medicina generale, specialisti e operatori dei centri vaccinali ospedalieri), co-somministrazione di più vaccini per ridurre gli accessi alle strutture, potenziamento della comunicazione al cittadino, anche con azioni personalizzate (chiamata attiva): sono questi gli interventi – ha evidenziato l’indagine – in molti casi già implementati per la campagna vaccinale anti-Covid, ritenuti più efficaci per promuovere l’adesione alla vaccinazione e incrementare le coperture di adulti anziani per le vaccinazioni previste dal Piano vaccinale e dal Calendario per la vita”.
“Noi dobbiamo combattere principalmente alcune infezioni: influenza, streptococco pneumoniae, herpes zoster e aggiungerei pertosse, il cui richiamo decennale è fondamentale. In questi campi abbiamo evoluzioni tecnologiche dei vaccini molto importanti. Sull’herpes zoster abbiamo il vaccino tradizionale ma è arrivato anche un nuovo vaccino che aspettavamo e che ha una performance molto elevata: dal 96-97% di efficacia. Con una durata a 4 anni dell’88% anche nella popolazione più anziana”, ha concluso nel suo intervento Paolo Bonanni, direttore del Dipartimento di Scienze della salute dell’università di Firenze.