Un “super-anticorpo” monoclonale in grado di proteggere anche dalle varianti del Covid-19. La notizia arriva mentre la variante indiana covid suscita preoccupazione anche in Italia. L’anticorpo è sviluppato da un team di ricercatori di istituti scientifici dell’Unione Europea, Italia compresa, che ha messo a punto una ‘molecola bispecifica’ denominata CoV-X2 e ottenuta a partire da due anticorpi derivati dal plasma di guariti. Allo studio, pubblicato su Nature, hanno partecipato anche scienziati della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia.
La notizia della messa a punto del nuovo monoclonale è stata rilanciata dalla Commissione Europea, ente finanziatore del progetto di ricerca. “Questa nuova scoperta – ha evidenziato Mariya Gabriel, Commissario per l’istruzione, gioventù, sport e cultura – grazie al lavoro dei ricercatori finanziati dall’Ue, potrebbe prevenire e trattare i casi di Covid-19, salvando in definitiva delle vite”.
La peculiarità dell’anticorpo monoclonale consiste nel riconoscimento contemporaneo di due diversi antigeni del virus, si tratta infatti di un ‘anticorpo bispecifico’. I ricercatori hanno unito due anticorpi naturali in una singola molecola artificiale e test preclinici hanno dimostrato che protegge dalle varianti del coronavirus, inclusa quella inglese. A differenza degli anticorpi che riconoscono un singolo antigene, il doppio legame degli anticorpi bispecifici riduce sensibilmente la selezione di varianti resistenti.
L’anticorpo bispecifico, evidenziano gli esperti, ha “elevata efficacia” e caratteristiche che lo rendono “un ottimo candidato per la sperimentazione clinica, con buone possibilità di utilizzo sia nella prevenzione della malattia sia nella cura di pazienti”. L’anticorpo “è stato sviluppato nell’ambito dell’attività del progetto di ricerca Atac (Antibody Therapy Against Coronavirus), finanziato dall’Erc (European Research Council) – spiega Fausto Baldanti, responsabile del Laboratorio di virologia molecolare del San Matteo – Fanno parte del consorzio di ricerca anche il Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia), l’Istituto di ricerca in biomedicina (Irb) di Bellinzona (Svizzera), l’università di Braunschweig (Germania) e il Joint Research Center (Jcr) della Commissione Europea. Ha collaborato anche la Rockfeller University di New York”.
Il progetto di ricerca, prosegue Baldanti, “si proponeva di sviluppare un’immunoterapia contro Covid-19 sfruttando tre diversi approcci per massimizzare le possibilità di successo e sfruttare i vantaggi di ciascun approccio. Il primo approccio è consistito nella ‘immunoterapia con plasma iperimmune’, sviluppato principalmente a Pavia. Il secondo approccio, ‘immunoterapia con gamma-globuline’, è stato seguito dal Karolinka Institutet di Stoccolma. L’approccio ‘immunoterapia mediante anticorpi monoclonali’ è stato sviluppato dalla Technische Universität Braunschweig, e dall’Irb di Bellinzona”.
Quest’ultimo, spiega lo scienziato italiano, “ha avuto successo nel generare anticorpi monoclonali umani altamente reattivi. Le caratteristiche biologiche e l’efficacia degli anticorpi monoclonali così prodotti sono state definite dal nostro gruppo di ricerca presso il San Matteo”. Il gruppo del Policlinico pavese che ha lavorato a questo progetto è composto, oltre che da Baldanti, da Elena Percivalle e Antonio Piralla, entrambi virologi, e dalla dottoranda Irene Cassaniti.