Sono passati 120 giorni da quando – il 29 gennaio – all’Inmi Spallanzani di Roma furono ricoverati i coniugi cinesi: i primi positivi al coronavirus in Italia. Da quel giorno l’Istituto è sceso in campo diventando il punto di riferimento nazionale nella lotta al Covid-19. Quattro lunghi mesi in cui l’ospedale specializzato in malattie infettive, dove tra il 2014 e il 2015 furono ricoverati e curati gli italiani colpiti da Ebola, ha salvato la coppia cinese arrivata in condizioni disperare. I medici e gli infermieri hanno assistito, fino ad oggi, 700 pazienti Covid positivi (oltre 500 quelli dimessi). Domani il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alle ore 19, renderà omaggio alle vittime della pandemia e al personale sanitario dello Spallanzani nel cortile dell’Istituto, partecipando ad un concerto del tenore Francesco Grollo insieme al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.
“Sono stati 120 giorni di grande lavoro, tanta fatica ed emozioni. Ma anche di grande soddisfazioni nel leggere il grazie negli occhi e nelle parole dei pazienti guariti, a partire dalla coppia cinese – afferma all’Adnkronos Salute il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia – Un omaggio importante, quello di domani, da parte del presidente Mattarella e del tenore ai miei colleghi. Sarà una emozione grande che segnerà per sempre la mia vita”, confida.
Lo Spallanzani non è solo assistenza. La lotta al coronavirus passa anche per la ricerca. Il 2 febbraio, a meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per i primi due pazienti in Italia, i virologi dello Spallanzani sono riusciti ad isolare il virus responsabile dell’infezione. Un traguardo che per l’Italia ha significato essere tra i primi Paesi in Europa ad aver raggiunto questo risultato, ottenuto da un team di ricercatrici tutto al femminile. Da allora il motore scientifico dell’Inmi non si è mai fermato. A marzo il Comitato etico dello Spallanzani, insieme all’Agenzia del farmaco, è stato investito del ruolo di referente per le autorizzazioni delle sperimentazioni cliniche contro il coronavirus.
L’ultimo tassello, forse quello più atteso, arriva dalla sperimentazione sull’uomo del vaccino contro il Covid. Un progetto che vede coinvolto l’Istituto, l’azienda ReiThera e il Cnr, con il finanziamento della Regione Lazio, del Miur e del ministero della Salute per un totale di 8 milioni di euro. Un traguardo che potrebbe essere tagliano nei primi mesi del 2021. Lo Spallanzani ha inoltre avuto un’attenzione particolare verso i tanti pazienti anziani colpiti dal coronavirus e ricoverati: fino al 10 maggio erano 176 i pazienti ‘over 65’ guariti e dimessi. Il caso record, di un’anziana di 100 anni in degenza ordinaria guarita dal virus.
Lo Spallanzani fu inaugurato nel 1936 come presidio destinato alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie infettive, “con una dotazione di 296 posti letto in 15 differenti padiglioni e in un’area di 134mila metri quadrati. Nel corso degli anni il suo campo di interesse si è via via trasformato in conseguenza dell’evolversi delle malattie infettive prevalenti. Una sezione dedicata alla cura e riabilitazione della poliomelite fu attivata nel corso degli anni ’30 – riporta il sito dello Spallanzani – Nel 1970 l’epidemia del colera diventa una delle principali emergenze sanitarie, così come la salmonellosi”.
“E’ durante questo periodo che l’ospedale inizia il suo impegno nei confronti dell’epidemia dell’epatite B, particolarmente collegata con le problematiche della tossicodipendenza. Questa esperienza rappresenta un punto di partenza verso una specifica competenza nel campo dell’epatite virale acuta e cronica – prosegue la pagina online dedicata alla storia dello Spallanzani – A partire dal 1980, l’ospedale è stato uno dei maggiori centri per l’assistenza, la cura e la ricerca sulle infezioni da Hiv e sull’Aids. Nel 1991, inizia la costruzione di un nuovo complesso ospedaliero, progettato in conformità ai più avanzati standard e con caratteristiche di isolamento delle patologie contagiose uniche nel Paese.
Nel dicembre 1996, il ministero della Sanità ha riconosciuto lo Spallanzani lo stato di Irccs, ovvero Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Successivamente (2001-2003) il ministero della Salute ha identificato lo Spallanzani quale polo nazionale di riferimento per il bioterrorismo, e polo nazionale di riferimento per la Sindrome respiratoria acuta grave (Sars).
Attualmente l’Istituto detiene l’unico laboratorio italiano di livello di biosicurezza 4 e cinque laboratori di livello 3. A fine aprile 2020 l’ultimo tassello per rafforzare la struttura: è stata inaugurata dal ministro della Salute Roberto Speranza l’Unità di alto isolamento: “Un centro per la lotta alle malattie infettive che ha l’ambizione di diventare un punto di riferimento in Europa”, ha affermato Nicola Zingaretti commentando la nuova Unità.