“La maggior parte delle epidemie in Europa occidentale sembrano essere stabili o in calo. Ma sebbene i numeri siano bassi, vediamo preoccupanti tendenze al rialzo in Africa, America centrale e meridionale, ed Europa orientale. La maggior parte dei Paesi è ancora nella prima fase dell’epidemia”. Lo afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), oggi in conferenza stampa a Ginevra.  

I TEMPI – “A livello globale – ha ricordato – abbiamo quasi 2,5 milioni di casi ora segnalati all’Oms e oltre 160.000 morti. Vediamo tendenze diverse nelle diverse regioni e persino all’interno delle regioni. E alcuni, colpiti all’inizio della pandemia, stanno iniziando a vedere un nuovo aumento dei casi. Non dobbiamo commettere errori: abbiamo ancora molta strada da fare”. “Questo virus sarà con noi per molto tempo. Non c’è dubbio che lo stare a casa e altre misure di allontanamento fisico abbiano ridotto con successo la trasmissione in molti Paesi. Ma questo virus rimane estremamente pericoloso”. “Le prime prove suggeriscono che la maggior parte della popolazione rimane suscettibile” al coronavirs. “Ciò significa che le epidemie possono facilmente riaccendersi”.  

IL CAMBIAMENTO – “Uno dei maggiori pericoli che affrontiamo ora è il compiacimento. Le persone nei paesi sotto lockdown sono comprensibilmente frustrate dall’essere confinate nelle loro case ormai da intere settimane. Le persone vogliono comprensibilmente andare avanti con la propria vita. Questo è quello che anche l’Oms vuole e per cui lavora per tutto il giorno, tutti i giorni”.”Ma il mondo – ricorda – non tornerà più come prima. Ci deve essere una ‘nuova normalità’, un mondo che sia più sano, più sicuro e meglio preparato”.  

L’EMERGENZA – “Abbiamo dichiarato il livello più alto di allarme su Covid-19 al momento giusto: lo scorso 30 gennaio quando, lo voglio ricordare, al di fuori della Cina c’erano solo 82 casi e non si era ancora verificata alcuna morte”. “Voglio essere chiaro ancora una volta – ha aggiunto – abbiamo dichiarato l’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale lo scorso 30 gennaio, quasi 3 mesi fa, sulla base del parere di esperti da tutto il mondo che hanno usato i criteri previsti per raccomandarmi di prendere questa decisione. Guardando indietro abbiamo dichiarato questa emergenza in tempo e abbiamo dato abbastanza tempo per rispondere: il tempo era sufficiente per agire e tagliare il problema alla base”. 

IL BLOCCO DEI FONDI – “Spero che il congelamento dei finanziamenti” all’Oms deciso dal presidente Usa Trump, ha detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, “possa essere riconsiderato da parte degli Stati Uniti, in modo che si possa di nuovo lavorare insieme con il solo scopo di salvare vite”. “Ho apprezzato molto il supporto che ci è arrivato in passato dagli Usa – ha aggiunto – e sottolineo che si tratta di un investimento importante non solo per gli altri, ma anche affinché gli Stati Uniti stessi siano sicuri. Quanto a me, negli ultimi tre anni ho lavorato molto cercando di trasformare la nostra organizzazione. Continuerò a farlo, a lavorare notte e giorno con il solo obiettivo di salvare anche solo una vita. Focalizzandomi, in questo momento, sull’emergenza legata a questa pandemia”.  

LA FASE 2 – Per la fase 2, ha detto Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell’Organizzazione mondiale della sanità, “non esiste un approccio ‘one size fits all’, uguale per tutti, non possiamo dire quali misure possono essere rimosse e dove, devono essere i paesi a livello locale a tenere in considerazione i numerosi fattori necessari, considerare dove il virus è sotto controllo, a decidere”. “Il controllo deve iniziare al livello amministrativo più basso possibile – ha aggiunto – ed è molto importante assicurarsi di poter individuare ogni nuovo caso per evitare nuove ondate. Vediamo che alcuni paesi che hanno avuto successo stanno avendo ora un ritorno di casi. Si può allentare la chiusura, ma in maniera controllata”. “Se i paesi sapranno mettere in atto tutti i 6 punti principali che raccomandiamo, quindi trovare, isolare, testare e assistere ogni caso, tracciare e mettere in quarantena ogni contatto, formare e potenziare il personale”, ha aggiunto Mike Ryan, capo del Programma di emergenze sanitarie dell’Oms, “tutti potranno arrivare al controllo e il movimento delle persone sarà via via più facile. Per questo l’Oms invita i paesi a discutere questi temi insieme”.