Le alterazioni dell’olfatto o del gusto come sintomi di Covid-19 sono segnalati sempre più spesso da pazienti poco sintomatici, e a volta come segnale precoce della malattia, e per questo sarebbe necessario un immediato auto-isolamento, in attesa del tampone, per evitare che queste persone diventino importanti diffusori della malattia. E’ quanto emerge da uno studio, pubblicato sul ‘Jama’, condotto da ricercatori dell’Università di Padova insieme a colleghi britannici.
L’indagine è stata condotta su 202 pazienti Covid-19 in isolamento domiciliare moderatamente sintomatici, ed è risultato che ben 130 (il 64,4%) avevano un’alterazione del senso dell’olfatto o del gusto, laddove altri sintomi frequenti erano astenia (68,3%), tosse secca o produttiva (60,4%) e febbre (55,5%). E fra tutti i pazienti, il momento di insorgenza delle alterazioni di gusto e olfatto era precedente gli altri sintomi nell’11,9%, contemporaneo nel 22,8% e successivo nel 26,7%. Inoltre era l’unico ‘effetto’ della malattia nel 3% dei pazienti. E ancora, dalla ricerca è risultato che tra le donne l’alterazione del senso dell’olfatto o del gusto era più frequente (72,4% dei casi) rispetto agli uomini (registrata nel 55,7% dei pazienti). “I dati – commenta Paolo Boscolo Rizzo, del dipartimento di Neuroscienze dell’università di Padova e professore associato alla Clinica di otorinolaringoiatria di Treviso – hanno evidenziato come alterazioni dell’olfatto o del gusto siano frequentemente segnalate da pazienti moderatamente sintomatici con infezione da Sars-CoV-2 e spesso sono il primo sintomo della malattia. Poiché soggetti paucisintomatici sono importanti diffusori della malattia, suggeriamo l’auto-isolamento per i pazienti che lamentano un’alterazione dell’olfatto o del gusto, in attesa dell’esecuzione e dell’esito del tampone. Proponiamo inoltre l’inclusione di queste alterazioni negli elenchi dei sintomi pertinenti di Covid-19 riconosciuti dall’Organizzazione mondiale della sanità”, conclude.