(Alisa Toaff)
“Io non faccio molti tour nei teatri, l’ultimo l’avevo fatto nel 2018. Stavolta invece dovevamo farne uno che iniziava il 5 di marzo (sold out) ma a poche ore dalla fine delle prove siamo stati costretti a rimandare tutto a ottobre o novembre, adesso vedremo. Ho cercato di ottimizzare questa pausa forzata con una ballata acustica ‘dilaniania’ o ‘bennatiana’, la classica ballata con l’armonica e con l’arpeggio di chitarra. Un po’ come ‘Venderò’ e ‘L’isola che non c’è’. Ho subito inviato tramite messaggio questa ballata a mio fratello Eugenio, che stava dall’altra parte della città e lui ha scritto questo testo bellissimo”. E’ quanto racconta all’Adnkronos Edoardo Bennato su ‘La realtà non può essere questa’, il titolo della sua nuova canzone, scritta a quattro mani con il fratello Eugenio in questi giorni di quarantena forzata a causa dell’emergenza Coronavirus. Il brano, presentato anche in occasione del Concertone del Primo Maggio, ”parla del cambiamento -spiega il cantautore napoletano- perché i germi di questa emergenza erano davanti ai nostri occhi ancor prima dell’emergenza stessa, sotto forma di paradossi, di squilibri, di schizofrenie che facevamo finta di non vedere. Adesso io spero che questa pausa di riflessione sia stata propositiva, sia a livello singolo, sia a livello collettivo, sia a livello di politicanti o politici che sono in costante lotta tra loro”.
”Spero che i politici sappiano come agire di fronte a una pandemia. Infatti spesso gli interessi della Comunità passano in secondo piano rispetto agli interessi delle due fazioni politiche che si fronteggiano implacabilmente, sfrenatamente, senza esclusione di colpi -prosegue- Io sono uno che ha ironizzato su tutto e su tutti. L’arte e la cultura devono essere al di sopra delle parti costantemente, svincolate dai pregiudizi e dai luoghi comuni. Ed è proprio in questa ottica che Eugenio ha scritto questo pezzo che parla della rete, che può essere importante perché la tecnologia è importante ma la rete può anche imbrigliarci, imprigionarci e quindi è un invito ad utilizzarla in modo appropriato: la tecnologia deve essere al servizio degli uomini e non viceversa”.
Il testo, spiega ancora il cantautore napoletano, parla di ”una tecnologia che non ci deve distruggere, che non ci deve togliere la possibilità, come dice il testo, ‘di frasi sussurrate’ cioé della vicinanza e del rapporto costante e fisico con l’altro”. Per fare un confronto con una ballata che ha le stesse caratteristiche Bennato cita ‘L’isola che non c’è’: ”Tanto è vero che le abbiamo eseguite tutte e due insieme al Concertone del Primo Maggio -racconta- L’isola che non c’è’ è un brano che parla di un sogno, di un utopia, tipo quella di Thomas More, del sogno irrealizzabile, dell’isola irraggiungibile, di un realtà che nasconde una velata rassegnazione. Non potendola raggiungere ci limitiamo a sognarla. Stavolta invece -conclude Bennato- non ci possiamo permettere il lusso di sognare! Questa realtà dobbiamo realizzarla, non c’è più spazio per i sogni. ‘La realtà non può essere questa’ perciò è anche un brano che deve servire a dare speranza, per annullare le distanze fisiche e per farci sentire più vicini in questo momento storico così difficile”. I proventi del disco saranno devoluti all’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli per sostenere la struttura in questo momento di emergenza da Coronavirus.