Jovanotti: “Il mio docutrip in bici è il tutorial per la Fase2”

di Antonella Nesi 

“Questo può essere una specie di tutorial della Fase 2 perché c’è uno che mantiene le distanze ma viaggia”. Jovanotti parla così di ‘Non voglio cambiare pianeta’, il docutrip che arriva in esclusiva su Rai Play il 24 aprile (in 16 episodi da 15 minuti ciascuno) realizzato con il materiale girato dallo stesso musicista durante il mese e mezzo di viaggio solitario in bicicletta da Santiago del Cile a Buenos Aires tra gennaio e febbraio scorsi e che si intitola come un verso del poeta cileno Pablo Neruda.  

“Gli strumenti per affrontare il mondo sono viaggiare e leggere”, dice Jovanotti che non è nuovo a “viaggi estremi e solitari” su due ruote, che sono da sempre il suo modo per trovare nuovi stimoli dopo i bagni di folla di dischi e tour. Reduce dal successo dei Jova Beach Party dell’estate scorsa, Lorenzo ha deciso di realizzare un sogno che aveva da anni: affrontare in bici il deserto di Atacama e di percorrere un bel tratto di Panamericana. “Ho sempre bisogno di far rimbalzare la mia vita su pareti inedite così che me la rimandino in maniera diversa”, spiega. “Sono partito con la mia bici, una telecamera che pesa come mezza mela e un cellulare. Ho girato un po’ di filmati, pensando magari di condividerli con i miei fan al ritorno. Poi, man mano che andavo avanti, mi rendevo contro che stavo entrando in un racconto. Così quando sono tornato è nata l’idea di fare qualcosa di strutturato ed ho pensato subito a Rai Play, di cui sono grande fan. Poi ho consegnato le quasi 60 ore di filmati a Michele ‘Maikid’ Lugaresi che l’ha montato e diretto, lavorando con me e con Federico Taddia”.  

Un racconto fatto di paesaggi sconfinati, di faticose pedalate sotto il sole, di incontri singolari (da quello “con un uomo identico a mio padre, anche se di statura molto più piccola” a quelli con i lama e con i pinguini), di musica e di letture. E così nei 16 episodi c’è anche un omaggio ai poeti: da Primo Levi a Jorge Luis Borges, da Mariangela Gualtieri a Erri De Luca, da Jorge Carrera Andrade ad Antonio Machado per chiudere con Luis Sepúlveda. “La poesia è la mia grande amica di questi giorni di lockdown, e ogni puntata abbiamo deciso di chiuderla con una poesia letta al cellulare, ognuna scelta in modo istintivo, seguendo la logica del viaggio disorganizzato”, spiega.  

Unico compagno di viaggio, per la settimana più dura, quella sulle Ande, è stato l’amico ciclista Augusto Baldoni, titolare del negozio di biciclette di Forlì, di cui Jovanotti è cliente da moltissimi anni. “Avendo il negozio, Augusto non poteva assentarsi per un mese e mezzo. Così gli ho chiesto di raggiungermi per il tratto più duro, quello in cui si pedala oltre i 4000 metri di altitudine e la carenza di ossigeno si fa sentire”, spiega.  

Una costante, invece, la musica. La musica ascoltata e canticchiata pedalando 10-12 ore al giorno si è tradotta al ritorno – chitarra alla mano – in una colonna sonora originale registrata in studio, con testi inediti e grandi classici reinterpretati con un tocco di Sudamerica. “Mi sono preso la libertà di dare musica alle immagini – racconta Lorenzo – Senza regole, senza troppi pensieri. Lasciando spazio agli errori, alle imperfezioni, all’energia del momento. La musica e la bicicletta sono così simili: più ci sei dentro e più ti vedi da fuori, più ti concentri e più la testa prende direzioni inattese. Ho fatto anche una cover di ‘Montagne Verdi’, perché è una delle canzoni della mia infanzia che mi è tornata in mente mentre pedalavo sulle Ande”, racconta. Mentre ci tiene a sottolineare che la “musica da quarantena, quella in cui i live si fanno in streaming, per me va bene in un momento di emergenza ma non mi entusiasma l’idea dei concerti nei drive in”, sottolinea.  

Salutato con orgoglio dall’ad Rai Fabrizio Salini e dalla direttrice di Rai Play Elena Capparelli, il docutrip di Jovanotti potrebbe essere solo l’inizio di una collaborazione più ampia. E a chi lo candida al Sanremo 2021 insieme agli altri due ex ragazzi di Radio Deejay, Amadeus e Fiorello, lui risponde sibillino: “Siamo ancora ad aprile, vedremo. Ma con Amadeus e Fiorello abbiamo fatto il ‘militare’ insieme, a Radio Deejay. Siamo amici da più di 30 anni. Però davvero è troppo presto per parlarne”.  

In attesa di sapere se e quando lo vedremo al Teatro Ariston di Sanremo, il pubblico lo troverà dal 24 aprile su Rai Play con questo ‘docutrip’ che può essere catartico per gli italiani in quarantena: “Penso che questo filmino qui – conclude – piacerà ai miei fan ma penso che possa piacere anche agli appassionati di sport, di viaggi, di letteratura. Spero possa diventare una pedalata di evasione, un tempo di sogno in questo tempo sospeso, uno sguardo verso il futuro, un abbraccio collettivo, a chi amiamo e al nostro pianeta. E spero che invogli i ragazzi più giovani ad abbandonare un po’ lo schermo retroilluminato per immergersi in un viaggio così, non di quelli organizzati che ti propongono di vedere Firenze in 4 ore, ma di avventura, di paesaggi sconfinati, di nuovi incontri”.