“E’ in cantiere un decreto legge che permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l’attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni di detenuti di alta sicurezza e al 41 bis”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, rispondendo al Question time alla Camera. “La linea che ho seguito nella mia azione da ministro è stata, è e sarà sempre improntata alla massima determinazione nella lotta alle mafie”, ha affermato.
“Nel giugno 2018 non vi fu alcuna ‘interferenza’, diretta o indiretta, nella nomina del capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Punto. Non c’è nient’altro da dire”, ha aggiunto Bonafede, riferendosi alla mancata nomina di Nino Di Matteo al Dap. “Anche con riferimento alla recente nomina del nuovo Capo Dipartimento, ho seguito mie valutazioni personali nella scelta, la cui discrezionalità rivendico”, ha detto soffermandosi sulla nomina del nuovo capo del Dap, Dino Petralia.
Sul mancato incairoc a Di Matteo, secondo Bonafede, si è sviluppato “un dibattito politico surreale”. “Ogni ipotesi o illazione costruita in questi giorni da alcune forze politiche, è del tutto campata in aria perché, come emerso dalla ricostruzione temporale dei fatti, le dichiarazioni di alcuni boss erano già note al Ministero dal 9 giugno 2018 e quindi ben prima di ogni interlocuzione con il diretto interessato”, ha ribadito il ministro, riferendosi alle intercettazioni di alcuni detenuti al 41 bis che avrebbero dimostrato il mancato gradimento per la nomina di Di Matteo.