“Conosco bene Basentini ma non sono stato il suo sponsor”. Lo dice, parlando con l’Adnkronos, il vice capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Leonardo Pucci, l’uomo che, stando al tam tam delle ultime ore – dal Parlamento al Csm – avrebbe convinto il guardasigilli Bonafede a fare marcia indietro sulla scelta di Nino Di Matteo alla guida del Dap e a ripiegare, poi, su Francesco Basentini. Ma il diretto interessato smentisce questa ricostruzione: “Non ci sono state sponsorizzazioni, che io sappia. Né per uno né per gli altri. Si è trattato di scelte discrezionali: per i vertici sono importanti discrezionalità e fiducia. Per quello che ho visto io, le scelte del ministro sono state sempre a discrezione sua, nei colloqui con le persone”.
Pucci, che conosce anche il premier Giuseppe Conte dai tempi dell’Università a Firenze (“insegnava Diritto privato 1 e 2”), non commenta la diatriba tra Di Matteo e il ministro Bonafede: “Gli aspetti politici li lascio agli altri, non sono il mio settore. Non ho le competenze né le capacità per farlo. C’è da fare così tanto a livello amministrativo e organizzativo, che questo è l’ultimo dei pensieri miei”. E sulle polemiche legate alle scarcerazioni dei mafiosi che hanno portato alle dimissioni di Basentini dal Dap, aggiunge: “Mi pare sempre tanto difficile e ingiusto che il ministero intervenga nei poteri dei magistrati. Qui si tratta di prerogative esclusive della magistratura e di conseguenza (i magistrati, ndr) sono autonomi e lo devono essere. Al di là di dare le colpe, ritengo che i poteri siano tutti distinti, di conseguenza devo per forza avere il massimo rispetto per le decisioni prese dai giudici di sorveglianza”.