Si vota negli Stati Uniti per la scelta del candidato democratico per l’elezione a sindaco di New York. Il nome che ne uscirà fuori sarà probabilmente il prossimo sindaco della città.
Sindaco di New York, l’importanza delle primarie democratiche
Si manifesta una tendenza in tutti gli Stati Uniti. Una tendenza già latente prima dell’era Trump e dimostrativa dell’elettorato dei due grandi partiti del paese.
Le ultime elezioni presidenziali la confermano: La città è democratica, la campagna è repubblicana.
New York non è l’unica città ad essersi mobilitata (in termini di voto) a favore della candidatura di Joe Biden alle presidenziali, ma è senza dubbio la più importante.
Tutti grandi centri urbani (New York in testa) registrano una maggioranza netta di voto democratico, al contrario dell’elettorato repubblicano che sembra provenire più dalle campagne e dalle zone periferiche.
L’algoritmo diventa semplice, allora. Anche se l’elezione del sindaco di New York non avrà luogo prima del prossimo Novembre, il nome sarà lo stesso del candidato democratico.
In poche parole: chi vince le primarie democratiche vincerà le elezioni.
Chi sono i candidati?
Non tutti hanno uguali chances di vittoria. Attualmente sono 13 le personalità considerate per la corsa, ma una prima scrematura va effettuata, considerando solo gli 8 candidati più papabili.
In testa ai sondaggi troviamo Eric Adams, un ex poliziotto afroamericano, attualmente presidente del distretto di Brooklyn (quindi con più di qualche esperienza amministrativa), molto insistente sul tema della sicurezza.
Subito a seguire Kathryn Garcia, ex commissaria alla nettezza urbana, anche lei con molte esperienze amministrative ed estremamente stimata, specialmente per le attività benefiche che ha svolto durante la pandemia.
Maya Wiley, invece, è un avvocata afroamericana. Una candidata che garantirebbe continuità con l’attuale amministrazione del sindaco italo-americano Bill De Blasio.
Il candidato più conosciuto risponde al nome di Andrew Yang, specialmente per aver partecipato alla corse democratica alla presidenza lo scorso anno.
Questi sono i candidati più quotati, ma non sono da dimenticare Raymond J. McGuire, ex vicepresidente di Citigroup, Dianne Morales, ex non profit executive, Scott M. Stringer, supervisore dei conti della città ed ex presidente del distretto di Manhattan e Shaun Donovan, ex segretario per le politiche abitative e lo sviluppo urbano dell’amministrazione Obama.
Mai come quest’anno sono da considerare per la vittoria delle primarie tutti i candidati. Perchè?
Primarie democratiche, una nuova formula
Quest’anno la formula che decreterà la scelta del candidato democratico cambia.
Il meccanismo scelto è quello della “ranked choice”, invece del classico a favore del candidato che ottiene più voti al primo turno e poi al ballottaggio.
Cosa vuol dire?
Sulla scheda elettorale sarà possibile esprimere cinque diverse preferenze, con la possibilità di ordinarle.
Il singolo elettore potrà, quindi, decidere chi preferirebbe come candidato sindaco, indicare poi il secondo, il terzo e così via fino a cinque.
Il conto dei voti, in prima istanza, terrà in considerazione solo le prime preferenze, fornendo una “classifica” di chi ha ottenuto più voti. A questo punto, il candidato che ha ottenuto meno voti sarà escluso dalla corsa e tutti i voti da lui raccolti saranno redistribuiti in base alle seconde preferenze che il suo elettorato ha espresso.
Così via fino a che non rimarranno due candidati oppure uno dei 13 non raggiunge il 50% delle preferenze.
Questo meccanismo non esclude in partenza nessuno degli 8 candidati sopra indicati.